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Brasile, Bolsonaro riapre bar e locali: strage e movida

Coronavirus, il Brasile supera i 60 mila morti. Anche se questa settimana si sono registrati oltre 10 mila morti, Bolsonaro vuole tornare al più presto alla normalità: dopo la movida, ripartirà il calcio. Nella foto la statua del Cristo Redentore illuminata in memoria delle vittime.

Il Brasile di Bolsonaro balla col virus
Movida a sfidare la morte. Ieri sera, primo giorno di apertura dei bar a Rio de Janeiro, centinaia di giovani accalcati con i drink in mano nell’esclusiva Dias Ferreira, la strada della movida a Leblon. Basta che soltanto uno di loro fosse contagiato dal virus, e c’era certamente, e sarà Catena di Sant’Antonio verso il cimitero. Un video pubblicato sui social ha mostrato come gli unici a portare la mascherina fossero i camerieri e un paio di addetti alla sicurezza fuori dai locali. «Eppure Rio è ancora in piena emergenza -denuncia Emiliano Guanella su La Stampa-, e questa settimana è stata superata la barriera dei 10.000 decessi per Covid, nel municipio (sette milioni di abitanti) il tasso di mortalità è tra i più alti al mondo, 103 decessi ogni 100.000 abitanti».

Il sindaco ex pastore evangelico
«Ma dopo tre mesi di quarantena il sindaco Marcello Crivella ha deciso di seguire la linea del presidente Bolsonaro e di riaprire tutto prima possibile». Crivella è un ex pastore della chiesa evangelica Universal, la più potente del Brasile, ed ecco spiegata almeno in parte questa sorta di crociata anti virus accanto a Bolsonaro, non con ospedali e medicine, ma sfidando la morte che comunque, dicono l’ex pastore e Bolsonaro assieme, comunque a prima o poi ci aspetta. Prima loro, possibilmente. Ma intanto il ‘fascismo evangelico’, sintesi Bolsonaro-Crivela, prepara autostrade verso il paradiso passando intento per l’inferno di un Paese allo sbando.

Prossima tappa il calcio
Non il simulacro di calcio a stadi vuoti e a partecipazione tv a cui siamo costretti noi in Italia e in mezzo mondo. Il campionato del mitico calcio carioca dalla prossima settimana riapre negli stadi e ai primi di agosto inizierà la Serie A, il campionato nazionale. A San Paolo, lo stato più colpito del Paese con 15.000 morti e una curva di contagi che cresce anche nelle cittadine lontane dalla capitale, bar e ristoranti riapriranno settimana prossima, mentre gli uffici funzionano già quasi normalmente. Non è stato ancora raggiunto il picco dei contagi, gridano inascoltati gli specialisti. Assieme agli appelli disperati dei medici che già prevedono un nuovo assalto nei reparti di terapia intensiva.

Pandemia di classe feroce con i poveri
«La pandemia colpisce ovunque, ma è particolarmente feroce con i più poveri». Chi è costretto a lavorare senza alcuna protezione per avere di che mangiare. «I neri e i “pardos”, termini che definisce i mulatti e meticci, sono poco più della metà della popolazione brasiliana ma rappresentano più del 70% dei morti di Covid totalizzati fin qui». Il tasso di crescita dei casi nelle favelas delle grandi metropoli è di due, tre volte superiore rispetto ai quartieri benestanti. E ovviamente anche l’accesso alla salute distingue tra ricchi e poveri, visto che anche le prove di laboratorio sono in molti casi un privilegio.

Senza prevenzione di Stato solidarietà privata
Il governo rinnova sino ad agosto il sussidio d’emergenza di poco più di 100 euro mensili. Nelle grandi città sta facendo molto il terzo settore -sempre Emiliano Guanella-, ma sono alcune imprese brasiliane che stanno donando mascherine, gel e pacchi di alimenti nelle favelas.

Il Brasile solidale cozza però con il menefreghismo di molti e con la linea lassista di Bolsonaro, che ha proibito l’obbligatorietà dell’uso della mascherina nei negozi e nelle chiese.

Le critiche più dure alla movida di Leblon hanno a che vedere proprio con la questione sociale.

«Ragazzi bianchi ricchi o benestanti che sanno di poter contare su cliniche private attrezzate per l’emergenza. La loro impiegata domestica, invece, se si contagia rischierà seriamente di morire in attesa di un letto d’ospedale

REMOCONTRO

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