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Cosa succede intanto nel mondo oltre al virus

Il coronavirus in Italia e poi il mondo e non solo virus. Duemila nuovo casi e 203.591 le persone contagiate dall’inizio delle pandemia. Risultano positive 104.657 persone. 323 decessi, 27.682 le vittime del virus. Ma il resto del mondo continua a lacerarsi, e da Internazionale, l’uomo e il virus


Libia, colpo di Stato senza lo Stato
Il generale Kalifa Haftar dalla Cirenaica autoproclama leader della Libia, dichiarando morto e sepolto l’accordo di Skhirat del 2015, che creava il governo di accordo nazionale (quello di Sarraj), e promette di continuare a combattere per ottenere il controllo di Tripoli dopo un anno di tentativi sanguinosi e falliti. Atto di grave debolezza, la valutazione diffusa sul gesto del generalissimo ex braccio destro di Gheddafi, con cittadinanza americana ed ora con auto militare russo. Onu, Ue e Italia che condannano, la Turchia che sta vincendo la guerra in conto di Sarraj che minaccia.

La Russia che prende le distanze, con un classico ‘colpo al cerchio e l’altro alla botte’. «Non abbiamo approvato la recente dichiarazione di Sarraj, che si è rifiutato di parlare con il maresciallo Haftar, e non approviamo la dichiarazione secondo cui ora il maresciallo Haftar deciderà da solo come debba vivere il popolo libico», il richiamo del ministro degli Esteri russo Lavrov. Parole da ultimo avvertimento al generale che non sa vincere le guerre e non sa fare politica.

Il mondo ieri, da Internazionale
Siria
Il 28 aprile almeno 46 persone sono morte nell’esplosione di un camion-bomba in un mercato ad Afrin, nel nord del paese, controllata dal 2018 dall’esercito turco e da milizie alleate di Ankara. La maggior parte delle vittime sono civili, tra cui undici bambini. L’attentato non è stato rivendicato, ma il ministero della difesa turco l’ha attribuito alla milizia curda Ypg. Una attribuzione assolutamente non credibile da parte di una formazione politico militare che ha combattuto da sempre (e spesso da sola) contro il terrorismo jihadista che pratica da sempre quel modello di strage indiscriminata.

Brasile
Il giudice della corte suprema José Celso de Mello ha ordinato il 27 aprile l’apertura di un’inchiesta contro il presidente Jair Bolsonaro, accusato di ingerenze nelle indagini della polizia. Di questo parleremo più diffusamente nel prossimo pezzo su Remocontro. L’inchiesta si basa sulle accuse del discusso ex magistrato ed ex ministro Sérgio Moro, l’uomo che apri la strada alla presidenza di Bolsonaro mandando in carcere il sub avversario chiave, l’ex presidente Lula. Recente rottura tra i due e ora volano stracci, mentre in Bradìsile, il virus negato dal bullo Bolsonaro, sta facendo strage.

Africa, riscatto e problemi
Ciad. Il 28 aprile l’assemblea nazionale ha approvato all’unanimità l’abolizione della pena di morte, che era ammessa solo per il reato di terrorismo. La misura entrerà in vigore dopo la ratifica del presidente Idriss Déby. L’ultima esecuzione nel paese risale al 2015, quando dieci membri del gruppo jihadista Boko haram furono messi a morte per il loro coinvolgimento in un duplice attentato suicida nella capitale N’Djamena.

Costa d’Avorio. Il 28 aprile Guillaume Soro, candidato alle elezioni presidenziali di ottobre, è stato condannato dal tribunale di Abidjan a 20 anni di prigione per appropriazione indebita e riciclaggio. Soro, 47 anni, ex leader della resistenza ivoriana, è stato e privato dei diritti civili, è accusato di aver acquistato la sua residenza privata usando fondi pubblici nel 2007, quando era primo ministro e ora vive in Francia.

Repubblica Ceca, sindaco e killer soviet
Il sindaco di Praga Zdeněk Hřib ha dichiarato di essere sottoposto a protezione da parte della polizia, senza precisare per quale tipo di minaccia. Secondo la stampa locale, Hřib avrebbe ricevuto minacce di morte dopo lo smantellamento, il 3 aprile, di una statua dedicata al maresciallo sovietico Ivan Konev. Il settimanale Respekt ha rivelato, citando fonti di polizia anonime, che un cittadino russo sarebbe entrato nel paese all’inizio di aprile con passaporto diplomatico per assassinare Hřib con la ricina. Giallo di fattura britannica su altre morti ‘filo sovietiche’ a nel Regno Unito con sostanze improbabili.

Vietnam
Il 28 aprile un uomo di 24 anni è stato condannato a cinque anni di prigione per aver criticato il regime comunista su Facebook. L’uomo, Phan Cong Hai, aveva pubblicato dei messaggi di sostegno ad alcuni manifestanti imprigionati. Secondo Amnesty international, circa il 10 per cento dei prigionieri politici in Vietnam sono stati arrestati per le loro attività su Facebook.

REMOCONTRO

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