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“È mia figlia”, il dolore della madre che ha riconosciuto la giovane tra i morti del naufragio di fine giugno

La ragazza di 15 anni era a bordo dell’imbarcazione che si è ribaltata in mare durante le operazioni di soccorso

di Fabio Albanese

CATANIA. «È lei, è mia figlia». La madre disperata che l’altro giorno sul molo Favaloro di Lampedusa cercava la figlia quindicenne, l’ha trovata stamattina: è tra i sette morti recuperati assieme ai 46 naufraghi. La ragazzina è in una delle sette bare che con il traghetto di linea dall’isola sono arrivate ieri sera in Sicilia e che verranno sepolte nel cimitero di Porto Empedocle. È dunque tra i morti di quella drammatica notte tra il 29 e il 30 giugno, 7 miglia a Ovest di Lampedusa, lì dove le motovedette della Guardia costiera italiana erano arrivate per soccorrere il loro barcone in avaria. Ma la concitazione a bordo aveva provocato il ribaltamento dell’imbarcazione e tutti erano caduti in acqua, nel buio della notte che stava per finire.

I soccorritori avevano fatto di tutto per salvare chi era su quella barca, una delle tante che quella notte e poi ancora la mattina seguente, hanno attraversato il canale di Sicilia dalla Tunisia. Ma non era stato possibile salvare tutti. Ancora oggi si cercano in mare i corpi dei dispersi, pare una decina, inutilmente. Quello della ragazza di 15 anni non è stato l’unico corpo riconosciuto tra i 7 cadaveri, tutti di donne, recuperati: un uomo ha potuto riconoscere la moglie, un’altra donna la cognata. Per le altre quattro donne morte, il prelievo del sangue e del Dna disposto quello stesso giorno dalla procura di Agrigento – che ha aperto un’inchiesta per naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – aiuterà a dare loro un’identità anche in un secondo momento. In mare ci sono ancora barche di migranti che cercando di raggiungere le coste italiane o maltesi. Fino a ieri ci sono stati sbarchi a Lampedusa, il cui hotspot viene man mano svuotato con trasferimenti di migranti o sulle navi quarantena o in Sicilia con i traghetti di linea.

Un team di Save the Children ha incontrato a Lampedusa i minori sopravvissuti al naufragio: «Hanno raccontato che a un centro punto la barca in cui viaggiavano già da un po’, sulla quale c’erano diverse donne anche incinte e bambini molto piccoli, si è capovolta e si sono ritrovati in acqua – ha detto la portavoce Giovanna Di Benedetto -. Hanno iniziato a bere, sono finiti sott’acqua, hanno fortemente temuto di annegare e poi hanno visto tanta gente morire attorno a loro. Immagini terribili per chiunque, figuriamoci per due ragazzini, che viaggiavano soli, senza alcuna figura cara».

Ieri pomeriggio la Ocean Viking, la nave dell’Ong Sos Mediterranée, unica nave di soccorso attualmente in attività nel Mediterraneo centrale, ha portato a termine il salvataggio di 44 persone che erano su due diverse imbarcazioni, alla deriva da due giorni, nella zona Sar di Malta. Tra loro ci sono 15 minori, 5 donne di cui una incinta, due persone disabili. «Durante il primo salvataggio – ha fatto sapere Sos Mediterranée – una motovedetta libica si è avvicinata al barchino, complicando l’operazione di soccorso». Proprio la Libia oggi ha fatto sapere di avere disposto un’inchiesta interna della Marina per accertare le responsabilità su quanto accaduto due giorni fa nella zona Sar di Malta, quando una motovedetta libica ha inseguito per decine di miglia, sparando e tentando perfino lo speronamento, una barca di migranti, spingendosi fin dentro la zona Sar maltese, ad appena una quarantina di miglia a Sud di Lampedusa.

L’episodio è divenuto pubblico, a differenza di altri che sono accaduti in passato nel silenzio delle istituzioni, grazie alle immagini riprese dall’aereo da ricognizione Seabird della Ong tedesca Sea Watch, che le ha poi diffuse sui social.
In una nota la Marina libica ha affermato oggi che quanto ha accaduto, se accertato, ha messo «in pericolo le vite dei migranti, così come quelle dei membri dell’equipaggio della motovedetta stessa, in quanto non sono state seguite le misure di sicurezza e sono stati utilizzati anche dei colpi di avvertimento Tale azione mostra la mancanza di un giusto comportamento se si rivelasse vero dopo le verifiche. La Guardia costiera condanna qualsiasi comportamento in contrasto con le leggi locali e internazionali e conferma che tutte le misure legali saranno prese contro qualsiasi violazione, in conformità con la legislazione e le leggi in vigore». Il drammatico video è arrivato pure nel palazzo della Commissione europea, a Bruxelles: «Attualmente stiamo verificando i fatti e le circostanze legate a quell’incidente e naturalmente siamo preoccupati – ha detto il portavoce della Commissione, Peter Stano -. Chiederemo spiegazioni ai partner libici come parte dei nostri contatti regolari, stiamo controllando le circostanze che sono dietro a questo evento. Certamente seguiremo questo fatto molto da vicino e condurremo delle investigazioni».

E dalla Tunisia, notizie di un altro tragico naufragio. Nella notte tra mercoledì e giovedì la Guardia costiera di Tunisi ha recuperato i cadaveri di 8 migranti che erano su una imbarcazione affondata al largo di Sfax; altre 13 persone sono state invece salvate e le ricerche in mare proseguono. Gli occupanti di un’altra barca, 33 ancora una volta subsahariani, sono stati invece tutti recuperati prima che la loro barca affondasse.

La Stampa

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