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È ora di scuola….

di Maria Luigia Alimena

In Siria poter andare a scuola in un giorno qualunque vuol dire normalità. Vuol dire coltivare la speranza della pace nei cuori dei bambini. Vuol dire sapere i propri figli al sicuro.

Ovunque la vulnerabilità della povertà espone alla violenza, all’odio, l’istruzione è l’arma di cui ciascuno dovrebbe essere dotato.
È la chiave della libertà.

La guerra dovrebbe avere le sue regole, il suo codice di onore.

Da inizio anno sono 22 le scuole bombardate in orario scolastico in Siria, con evidente e cosciente volontà di uccidere donne e bambini. Infliggendo ad un popolo martoriato la condanna a morire, la condanna alla non istruzione e quindi a mantenere vivi quei focolai di vita civile e sociale di cui c è bisogno affinché i semi della pace e della libertà possano rifiorire.

Quale genitore manderebbe più a scuola i suoi figli sapendo che sono gli obiettivi da colpire?!

Non esistono guerre giuste.
Esistono solo innocenti che muoiono per mano della guerra. L’odio è un carburante per generare altro odio. È il fuoco facile con cui incendiare gli animi, ma è quello più difficile da spegnere.

Oggi a Iblid non ci saranno bandiere da esporre, esse sono simbolo di identità orgogliose, ma sono anche ciò per cui spesso si perde la propria identità.

Io sono una madre
Una madre contro la guerra.
Quella bambina rimasta in terra ieri nel cortile della scuola, nel tentativo di sfuggire all’assedio, potrebbe essere mia figlia…

Qualsiasi guerra combattiamo, che si chiami Siria, fame, Coronavirus, qualunque nome abbia la mia “guerra”, voglio ricordarmi che prima di appartenere “sono”

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