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Filomena, una madre come tante…

di Maria Luigia Alimena

Filomena Bruno. 53 anni. Madre, come tante. Madre come tutte.

Mamma Filomena aveva avuto sentore che quell’uomo non era l’uomo per sua figlia.
Avrà provato a dissuaderla milioni di volte.

Una madre si accorge sempre in anticipo delle sofferenze di una figlia. La ragazza tenace del suo amore aveva seguito Cristoforo Aghilar in Germania, fuggito dagli arresti domiciliari per evitare la pena detentiva in Italia.
Solo dopo aver vissuto con lui, la ragazza capisce i sentori della madre.
La gelosia, il possesso, le limitazioni e le reazioni violente di lui non la lasciano vivere. Torna in Italia. Lui la insegue, la rintraccia. Avvicina Filomena in un bar sabato scorso, la minaccia ma per fortuna l’arma che ha con sé si inceppa. Filomena è salva. La famiglia allerta i carabinieri. La ragazza viene fatta rientrare nell ‘abitazione dei genitori. Filomena torna nella casa della figlia per prenderne gli effetti personali (perché da sola e non scortata dai carabinieri?). Cristoforo è già lì l’affronta, vuole essere condotto dalla ragazza. Filomena tace, lui la colpisce con un coltello, l’ammazza.

Muore una madre che vuol proteggere una figlia. Muore una di noi.

Un uomo,
Pregiudicato
Latitante
Ricercato
ha avuto la libertà di muoversi,
tornare in Italia,
entrare in un bar,
minacciare,
maneggiare delle armi,
muoversi incontrastato per le strade
entrare in una abitazione
AMMAZZARE.

Un uomo che avrebbe dovuto essere privo di ogni libertà ha avuto la libertà di uccidere.

Il 19 ottobre ci sembrava di aver vinto una battaglia. Il Codice Rosso era approvato. Una vittoria contro le assurdità della burocrazia e l’ostruzionismo politico.
Ma le leggi non servono a nulla se non sono adottate.
Le leggi non servono se non sono applicate, finanziate.

Oggi si svolgerà a Roma l’ennesimo incontro dell’ennesima commissione d’inchiesta #Femminicidio, a cosa serve?

Parole, parole contro una guerra che conta le vittime suddividendole per età, regione e anno di decesso.

Intanto pullula sui giornali, nelle pubblicità la cultura maschilista. “Se una donna parla troppo allora buttala di sotto” .
Tutto archiviato come satira quotidiana.

Nelle lotte culturali ci sentiamo un passo avanti rispetto a tradizioni in cui le donne indossano veli.

Dov è la differenza?

Il velo, quello bianco, quello che ricopre i corpi straziati ce lo tirate su da morte ammazzate in questa finta libertà di donne libere che ci viene concessa.

Filomena sarà il nome che invadera’ gli editoriali di oggi, fino alla prossima morta ammazzata.

Il prossimo nome sarà il mio, oppure sarà il tuo?

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