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Giudizi sospesi…

di Maria Luigia Alimena

Caffè sospeso…
Tampone sospeso…
Spesa sospesa…
Sembra la nuova frontiera della solidarietà.

Sospendo per aiutare.

Credo che sia la filosofia alla base di ogni solidarietà.
Non mi interessa chi sto aiutando, so che lo faccio perché ha un bisogno.
Quando lascio pagato un caffè sospeso non so chi lo berrà, se un malfattore in bassa fortuna o un disoccupato suo malgrado.
Mi aspetterei di fare lo stesso nel giudizio di una vita.

Ieri ho letto la storia di Aja. La giovane madre di Yusef, il bimbo annegato.

La sua vita è così intrisa di disperazione che parrebbe la vita di una 50 enne vissuta invece Aja ha solo 18 anni.
Aja è una sposa bambina.
La povertà spinge la famiglia a renderla sposa di un uomo a soli 13 anni.
Naturalmente quell’uomo abusera’ del suo corpo.
Perché a 13 anni se puoi vivere puoi anche avere rapporti, puoi restare incinta e puoi essere ripudiata.

Così Aja fugge con il peso di un figlio che non lo lascia morire di stenti, né lo abbandona.

Aja va in Mali, lavora, ma le ragazze madri e le loro famiglie in alcuni Paesi sono allontanate ai margini della società perché ripudiate, così trovare lavoro è sempre più difficile.

Aja lascia suo figlio alla sua famiglia, raggiunge la Libia. Resta incinta. Forse l’ennesima violenza. I bambini in Libia la prendono a sassate perché è nera, nera come la fame, nera come il futuro di quella vita che porta in grembo.
Aja sale su un gommone, non ci è dato sapere se quel viaggio è frutto di altre violenze, forse la dignità umana ci impedisce anche di chiederglielo.
Quel viaggio è l’epilogo del suo essere madre.
Quel figlio ci ha messo più tempo a nascere che a morire.
6 mesi, l’affondo di una vita già provata.
Aja sogna di imparare l’italiano e di poter lavorare per quel figlio lasciato in Mali.

I giudizi che ho letto su Aja mi fanno rabbrividire.
Certe vite andrebbero solo benedette, l’inferno lo hanno già avuto. Ma, nei gironi di questo mondo sempre più simile all’inferno dantesco, sospendere i giudizi è più peccaminoso che vestire i panni di chi non ha ancora finito di lottare.

Aja merita di non finire vittima di altri sistemi, merita che nessuno dica che la prostituzione sia il suo destino e soprattutto merita il rispetto delle madri in lutto.

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