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‘Guerra dei barconi’ Haftar-Serraj e Salvini-Europa: umanità addio…

Tra Haftar e Sarraj anche la “guerra dei barconi” annota il sempre attento Umberto De Giovannangeli sull’Uffington Post.
La strage di migranti di ieri anche il frutto, avvelenato, della guerra per procura che da tempo sta martoriando la Libia.

Stragi di migranti in mare
effetto collaterale di guerra

‘Guerra dei barconi’ Haftar-Serraj e Salvini-Europa: umanità addio
«La strage di migranti di ieri è anche il frutto, avvelenato, della guerra per procura che da tempo sta martoriando la Libia. Una guerra dove tutto è lecito, anche l’utilizzo di migranti e rifugiati come arma di ricatto nei confronti dell’Europa e, in particolare, dell’Italia». Così Umberto De Giovannangeli sull’Uffington Post, va oltre l’orrore delle stragi in mare che stanno a loro volta we prova a spiegare un’altra faccia nascosta delle guerra in Libia.
La ‘guerra dei barconi’ condotta da coloro che si contendono territorio e potere in Libia. Dunque il maresciallo Khalifa Haftar e il primo ministro del Governo di accordo nazionale Fayez al-Sarraj, da nominare subito ‘scafisti capo’. Con molti assassini al seguito. Milizie, tribù, bande criminali, jihadisti, tutti in affari con i trafficanti di esseri umani. Con l’’Italia nel mirino, bersaglio facile per le ormai consuete intemperanze del suo far politica.

Il bue che dà del cornuto all’asino
L’autoproclamato esercito libico dell’auto proclamato maresciallo Haftar che fa lanciare da un suo generale, un durissimo attacco al governo italiano. Bersaglio facile e scontato, l’incontinente e sempre aggressivo Salvini. «Lanciamo un appello al mondo intero e all’Unione europea per porre fine alle politiche razziste del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, che in collaborazione con l’incostituzionale consiglio presidenziale di Fayez al-Serraj sono la ragione principale dell’accumulo di migranti nella regione occidentale della Libia».
L’umanitarismo del generale Mohamed al-Manfour, comandante delle forze aeree del presunto Esercito nazionale libico di Kalifa Haftar, che normalmente bombarda e centri si detenzione migranti facendone strage. Altra parte della barricata ma stessa macabra ironia, al-Sarrai con la decisione il 9 luglio, di liberare 350 migranti del campo colpito dall’aviazione di Haftar, per indurre l’Italia a fare di più per aiutarlo nella guerra in corso.

Migranti ostaggio, migranti arma
Disperati utilizzati come ‘strumento di guerra’ da chi vuole essere consacrato, e finanziato, dall’Europa come Gendarme delle frontiere esterne è la traduzione politica di tanta vergogna. Non che certe durezze politiche di casa, abbiamo scopi molto più nobili e meno disumani. Restando in Libia e al doppio ricatto in corso. Migranti e profughi da usare come armi a disposizione in Libia, un arsenale infinito. Le nuova ‘armi di distruzione di massa’, eccidio di esseri umani. Come uscirne?
Umberto De Giovannangeli cita l’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio.
«Gli Stati si rendono conto che una soluzione della crisi libica riguarda non soltanto i Paesi vicini come l’Italia ma la stabilità internazionale». Fa ben sperare visto che il maresciallo generale Kalifa Haftar è anche cittadino americano. «Nessuno, da solo, né in Libia né fuori dalla Libia, può risolvere i problemi», insiste Varrichio, parlando a nuora di pubblica conferenza perché suocera di mezzo governo intenda.

Intanto in mare la guerra continua
La guerra Haftar Serray con le armi dei flussi migratori e di quelli petroliferi petroliferi, denuncia un insolitamente diretto Conte. Da Roma a Bruxelles, “detenzione arbitraria di rifugiati e migranti”, eccetera eccetera. E poi? Cià cià sul culetto, e di chi? Intanto sul Fronte Mediterraneo è strage. Il portavoce della Guardia costiera libica, Ayoub Gassim ieri aveva parlato di due imbarcazioni con circa 300 persone stimate a bordo, capovolte nelle acque davanti a Khoms, 120 chilometri a est della capitale Tripoli. «Stimiamo possano essere 150 i migranti affogati e morti», aveva poi confermato un portavoce dell’Unhcr, Charlie Yaxley.
140 i migranti salvati da un motopeschereccio italiano e ora a bordo di una nave della nostra Guardia costiera. Stessa musica e braccio di ferro noto. «Ho già dato indicazioni che non venga assegnato un porto prima che non ci sia sulla carta la redistribuzione in tutta Europa di tutti i 140 a bordo», avverte il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. «E la storia continua, in attesa della prossima tragedia», conclude l’amico Di Giovannangeli. Carne umana da usare come arma in questa guerra, con un arsenale della disperazione alle spalle che è infinito.

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