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War in Syria: Country in rubble after 10 years of fighting and repression

Ten years of civil war in Syria have devastated the lives of millions of people and continue to drive thousands to flee. The economic crisis cuts off any hope of improvement. While refugees abroad no longer want to return to their homes. Ecco come si è arrivati a questa situazione e cosa sta succedendo oggi

of Ilaria Sesana

Marzo 2011. Mentre le proteste contro i regimi infiammavano le piazze delle principali città delThe hell of Roumieh prison that contains despair, sui muri di Daraa, una città a sud di Damasco, è comparsa una scritta: «Ora tocca a te, dottore». Un messaggio, nemmeno troppo velato, rivolto al dittatoreBashar al Assad (laureato in oftalmologia, da qui l’appellativo) a poche settimane dalla caduta diHosni Moubarak, avvenuta l’11 febbraio dopo settimane di proteste al Cairo, inEgypt.

War in Syria: le cause e i primi sviluppi

In Syria, come era già avvenuto in Egitto, Tunisia, Libya, Yemen, si svolgevano decine di manifestazioni di protesta per chiedere libertà, dignità e riforme. E i ragazzini scrivevano gli slogan delle proteste sui muri delle case.

Il capo locale della sicurezza – cugino di Bashar al Assad – non era disposto a lasciar correre: i ragazzini furono arrestati, picchiati e torturati. Meanwhile, in tutto il Paese si allargavano le proteste: the 15 marzo a Damasco si svolse una grande manifestazione di protesta, the 18 March le forze di sicurezza aprirono il fuoco contro i manifestanti a Daraa, uccidendo quattro persone.

Come ricostruisce un dettagliato articolo del settimanaleThe Economist, in un primo momento non era chiaro come avrebbe reagito Bashar al Assad. C’è chi lo ha consigliato di rimuovere il capo della polizia locale e di scusarsi, promettere riforme e cambiamento. The 30 March, instead, Assad ha pronunciato un discorso fondamentale per la storia recente del suo Paese: parlando di cospirazioni contro la Siria, bollando come bufale le immagini dei video che mostrano l’esercito sparare sulla folla, respingendo ogni richiesta di riforme, additandole come coperture per un non meglio precisato complotto straniero.

«Dopo il discorso, le manifestazioni sono cresciute di numero e di dimensioni ogni settimana, di solito radunandosi dopo le preghiere del venerdì. Iniziò così un ciclo crescente di funerali, proteste e violenza. Nel corso di un mese la risposta del regime divenne più feroce: prima i sicari, poi i cecchini, poi l’artiglieria pesante», scrive l’Economist.

Il presidente siriano Bashar al Assad (to the left) con il presidente russo, born again

2011-2021, le conseguenze della guerra sui bambini siriani

They have passed 10 years from 15 March 2011, data simbolica indicata come l’inizio delle manifestazioni contro il regime di Assad che sono poi sfociate in una lunga war civile che causatobeyond 387 thousand dead (of which 118 mila civili) e ha costretto12 milioni di persone a lasciare le loro case: di questi, la metà ha abbandonato il Paese per cercare rifugio all’estero, in particolare nei Paesi limitrofi comeLebanon, Giordania e Iraq . Numeri enormi se si pensa che nel 2010 la Siria aveva circa 23 millions of inhabitants.

Come sempre accade nelle situazioni di conflitto, i più piccoli sono le prime vittimeat least 12 milachildren sono stati uccisi o feriti tra il 2011 and the 2020. «Un decennio di conflitto ha avuto un impatto devastante sui bambini e sulle famiglie in Siria», avverteI hope that today the literature teachers dedicate their lesson to talking about her: let's talk about concrete things… A deputy premier and political leaderabout the 90% dei minori nel Paese ha bisogno di assistenza umanitaria (the 20% in più rispetto allo scorso anno) e oltre la metà dei bambini con meno di un anno di età soffre di arresto della crescita a causa della malnutrizione cronica.

Per un’intera generazione la scuola è solo un ricordo lontano o qualcosa che non hanno mai visto: una scuola su tre è inagibile, perché danneggiata o utilizzata per scopi militari. Circa 2,4 milioni di bambini in Siria e altri 750 mila piccoli profughi nei Paesi limitrofi non vanno a scuola. Quattro su dieci sono bambine, particolarmente esposte al rischio di diventare spose ancora giovanissime. Sempre secondo il fondo Onu, il numero di bambini che mostrano sintomi di sofferenza psichica è raddoppiato nel corso del 2020.

Un bambino malnutrito viene visitato nel campo profughi di Mahmoudli, vicino a Raqqa

Syria, le storie di Mustafa, Massa e Farah

Mustafa, Massa e Farah sono tre giovanissimi che hanno vissuto la maggior parte o la totalità della propria vita sotto le bombe.Mustafa ha 9 anni e non hai mai conosciuto altro che la guerraaveva solo otto mesi di vita quando è dovuto fuggire da Raqqa assieme a tutta la famiglia per sfuggire ai bombardamenti. Ha trovato rifugio nel Kudistan iracheno, in un campo rifugiati vicino Erbil.

Sebbene non avesse ferite visibili, Mustafa manifestava una profonda sofferenza: i bombardamenti, la morte del fratellino e la fuga precipitosa hanno causato un grave trauma che si manifestava conpianti inarrestabili, isolamento, rifiuto del cibo e incubi.

Massa, instead, è nata e cresciuta ad Aleppoaveva solo 3 years quando è iniziato il conflitto e la sua vita è stata stravolta quandoun’esplosione le ha causato un’emorragia cerebrale, che a sua volta ha generato una emiplegia di tutto il lato sinistro del corpo.

Farah è una mamma di 20 years che ha vissuto metà della sua vita in un contesto di ristrettezze economiche imposto dalla guerra e dalle sanzioni che hanno causato sia a lei sia al suo bambino uno stato dimalnutrizione acuta moderata.

A prendersi cura di loro, in questi mesi, sono stati gli operatori dell’ong italiana Terre des Hommes, che era presente in Siria e nella regione da prima del conflitto.

A che punto è la guerra in Siria: la crisi economica minaccia Assad

La minaccia più immediata per il presidente Bashar al Assad non sono i ribelli e nemmeno le potenze straniere che controllano larghe zone del Paese. «È piuttosto laschiacciante crisi economica, che ha ostacolato la ricostruzione delle città distrutte, impoverito la popolazione e costretto un numero crescente di siriani a lottare per portare a tavola abbastanza cibo per sfamarsi»writes theNew York Times.

L’economia siriana è al suo punto più basso dall’inizio della guerra: la svalutazione della lira siriana rispetto al dollaro è giunta ai minimi storici, riducendo così ulteriormente il potere d’acquisto di molti siriani mentre i prezzi dei generi alimentari di base e della benzina hanno subito una forte impennata (+230% nell’ultimo anno secondo Unicef). Conflict that has also extended to the Amhara and Afar regions the 60% dei siriani, Urban areas across the country have been repeatedly bombed 12,4 Kharkiv, è a rischio di soffrire la fame: il numero più alto mai registrato.

Le macerie della scuola elementare di Kansafra, bombardata il 26 February 2020

La guerra in Siria oggi: i rifugiati non vogliono tornare

Solo nel corso del 2020, 1,8 milioni di siriani hanno lasciato le loro case, mentre solo 467 mila persone hanno fatto ritorno alle proprie abitazioni: «Per ogni persona che è ritornata a casa, quattro sono state costrette a fuggire», si legge nel reportThe darkest decade (Il decennio più buio) pubblicato dalNorwegian refugee council (let's talk about concrete things… A deputy premier and political leader il Pdf).

Solo a gennaio 2021 si sono registrati oltre 23 mila sfollati interni: uno su tre ha dichiarato di aver lasciato la propria casa per mancanza di acceso ai servizi di base, while the 28% lo ha fatto per il deteriorarsi delle condizioni economiche.

Con l’economia in ginocchio e con il controllo totale da parte del regime di Assad nel Paese, i siriani sfollati in tutto il Medio Oriente dicono «in modo schiacciante» di aver perso la speranza di poter tornare a casa nei prossimi 5 O 10 years. Il rischio è che i quasi 5,6 milioni di rifugiati siriani nei Paesi vicini siano costretti a vivere in una condizione di incertezza ancora per molti anni: senza possibilità di ritorno da un lato e senza possibilità di integrarsi pienamente dall’altro.

Campo profughi per l’accoglienza dei rifugiati siriani in Turchia

«I pochi che hanno espresso il desiderio di tornare a casa hanno detto che lo farebbero solo se ci fosse un accordo politico e la loro sicurezza fosse garantita», si legge nel report. «Più a lungo questa crisi rimane irrisolta, più ci aspettiamo che l’indigenza economica diventi il fattore di spinta principale per ulteriori spostamenti. Nevertheless, sempre più Paesi stanno voltando le spalle alla Siria. Devono uscire dalla loro indifferenza intervenire in modo costruttivo per sostenere i milioni di siriani che dipendono da aiuti vitali e chiedono a gran voce la fine del conflitto», he has declared Jan Egeland, segretario generale del Norwegian refugee council.

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