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I bambini di strada di Luanda, fra sogni e violenza…

Bambini che dormono in strada a Luanda

di Michel Santos  

A Luanda il dramma dei bambini di strada è dilagante. Una ong italiana sta cercando di reinserirsli nel tessuto sociale grazie a un programma cofinanziato dall’Ue.

I pericoli: la tratta, la rivalità fra compagni, le percosse della polizia
Anche stanotte molti ragazzi hanno dormito per strada a Luanda. E la notte come di giorno, nella capitale angolana come altrove, i pericoli sono dietro l’angolo, soprattutto per i bambini di strada.

La minaccia può arrivare da estranei – la tratta di esseri umani è una realtà – ma anche dalle rivalità fra compagni, perfino in seno allo stesso gruppo. Vige la legge della giungla, ciascuno per sé.

E poi capita che le stesse forze dell’ordine che dovrebbero proteggerli li picchiano e li maltrattano. Un ragazzo racconta: “Noi dormiamo e loro arrivano, ci picchiano, ci caricano sul cellulare e ci portano alla stazione di polizia. Poi ci costringono a pulire i pavimenti e i bagni”.

In questo caso è successo nel pieno centro di Luanda. E pare che non fosse la prima volta. Abbiamo contattato il comando della polizia nazionale angolana per chiedere spiegazioni. Un portavoce ci assicura: “Investigheremo. Crediamo che in alcune circostanze possano esserci stati eccessi da parte dei nostri agenti e sarebbe bene che queste accuse fossero formalizzate in denunce in modo da poter avviare la procedura per trovare gli agenti responsabili”.

Ma alcuni enti di protezione dell’infanzia ci dicono di avere già allertato la polizia, senza risultati.

Criminalità, violenza, droghe

L’anno scorso sono stati recensiti 465 minori nelle strade di Luanda. Un numero sicuramente in difetto. Le ragazze, ad esempio, sono quasi invisibili, ma ci sono.

Criminalità, violenza e abuso di droga sono all’ordine del giorno. Molti minori hanno accesso a sostanze stupefacenti. Ma il modo più semplice e diffuso per “sballarsi” è sniffare benzina. Un modo per sfuggire alla realtà, anestetizzarsi dal dolore delle ferite, o semplicemente seguire le dinamiche di gruppo.

Un ragazzo di strada sniffa benzina da una bottiglia

Durante la guerra, quasi vent’anni fa, molti bambini andavano a Luanda per sfuggire alla violenza. Oggi le cose sono cambiate. Le ragioni sono diverse, spiega Adjame De Freitas, della rete dei Salesiani: “Innanzi tutto ci sono le accuse di stregoneria, molti minori si ritrovano in strada per questo tipo di accuse. La seconda causa è il livello di povertà estrema di molte famiglie. E la causa principale e più importante in questo momento è la destrutturazione familiare“.

La speranza: il progetto Vamos Juntos
Ma c’è speranza. Alcuni ragazzi riescono a sottrarsi alla strada e trovano un tetto, dove vengono accuditi. L’ong italiana Vis, Volontariato internazionale per lo sviluppo, che fa parte della rete dei Salesiani di Don Bosco, ha lanciato nell’aprile dell’anno scorso il progetto Vamos Juntos, cofinanziato dall’Unione europea. Nei centri del programma si cerca di recuperare questi ragazzi prendendosi cura di loro, ma al tempo stesso imponendo semplici regole di vivere civile. Abituati alla libertà senza freni della strada, per molti adattarsi non è facile, e alcuni si arrendono. L’obiettivo finale è il reinserimento sociale e familiare.

Lo sport è una delle attività preferite. Il Polidesportivo Dom Bosco in collaborazione con l’Inter gestisce il programma Inter Campus Angola, cui partecipano ragazzi dei quartieri più poveri di Luanda.

Ragazzi che, come tutti, sanno ancora sognare. C’è chi vuole fare il poliziotto, chi “l’ingegnere petrolifero e il calciatore”, dice, qualcun altro si vede in uniforme da vigile del fuoco, e poi c’è chi, con grande serietà, afferma di voler lavorare come “Ingegnere dei diamanti, perché mi piace la matematica”. Ma soprattutto, tutti sognano una famiglia, e uno di loro ai nostri microfoni decide di lanciare un messaggio a chi è più fortunato di lui: “A tutti quelli che hanno genitori: tenetevi stretto l’affetto che vi danno. Dovete rispettarli molto, perché non è facile”.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Ydq9fcoe9fE

it.euronews.com

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