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I deliri della ‘sergente di Hitler’: “Ad Auschwitz c’erano le piscine, non le camere a gas”…

Antonella Pavin

Lei è Antonella Pavin, la 48enne impiegata di Padova che era parte del gruppo scoperto dalla Digos e dall’Unità antiterrorismo e che teneva nascoste svastiche e altri simboli nazisti nell’armadio.

Follia pura. Non ci sono altre definizioni per i deliri nazisti di Antonella Pavin, la 48enne impiegata di Padova che conduceva una doppia vita come reclutatrice per il ‘Partito nazionalista italiano’, il movimento di ispirazione nazifascista venuto alla luce dal maxi blitz della Digos e dell’unità antiterrorismo, operazione chiamata ‘Ombre Nere’.

Pavin, che nega qualsiasi accusa, non ha però negato di essere una ‘fan di Adolf Hitler’. “E che c’è di male?” si chiede la padovana, “avevo del materiale, ma mica andavo a sventolare la svastica in pubblico. Sono affari miei ciò che penso in ambito politico”, dice.
E continua la ‘sergente di Hitler’, come era conosciuta: “Ad Auschwitz non esistevano le camere a gas. E nei campi di concentramento non si stava così male: c’erano perfino le piscine. Ci sono le prove di quel che dico”.
Così come ci sarebbero le prove che “il diario di Anna Frank è un falso. Fu scritto dopo la fine della guerra dal papà di quella ragazza, che era un banchiere ebreo che aveva mandato in rovina moltissime persone. È tutto vero. Come è vero che oggigiorno le banche sono gestite da ebrei e che la lobby sionista governa il fenomeno dell’immigrazione”.

Insomma, siamo oltre il negazionismo. Ma non è finita. La donna, sul social network russo VKontakte, che era utilizzato dal gruppo per non farsi scoprire dalla polizia europea e italiana (giusto perché non avevano nulla da nascondere) aveva scritto minacce di morte contro Laura Boldrini, per vedere “in mondovisione come muore un’ebrea”. E non si pente, la nazista. Anzi, si giustifica: “Non ho mai fatto del male a qualcuno: non sono una sovversiva, mica faccio le stragi. Quelle sono soltanto frasi scritte su un social network, e se mi va di scrivere qualcosa sono libera di farlo proprio perché nessuno si fa male”.

“Mio marito è leghista ma di certo non gli ho mai nascosto la mia passione politica – osserva – Le bandiere, le riviste con la faccia di Hitler… come si può pensare che non abbia mai visto quelle cose? Però si è molto arrabbiato quando gli hanno spiegato che io avrei costituito un partito nazista”.
La 48enne, infine, precisa che le accuse su di le sarebbero false: “Sono stata tirata in ballo da altri indagati che, in questo modo, cercano di scaricare le loro colpe. Ad esempio dicono che io sarei stata la presidente del Partito nazionalsocialista italiano. Li sfido a trovare la mia firma in calce a un documento”.

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