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Il Congo ripiomba nel doppio incubo Ebola-coronavirus.

Nella Repubblica del Congo (Rdc), il tenebroso cuore dell’Africa, un possibile sospiro di sollievo si è trasformato in un ulteriore incubo: il Paese non deve fronteggiare solo la pandemia da coronavirus ma anche un’epidemia della febbre emorragica Ebola, che si sperava di poter dichiarare terminata.
La circostanza è emersa venerdì, quando il governo della Repubblica dell’Africa centrale ha annunciato il primo decesso per Ebola in oltre 50 giorni: la morte di un giovane di 26 anni che si era infettato nell’est il 17 febbraio ha spento la speranza che la seconda peggiore epidemia di questo male in Congo potesse dichiararsi conclusa come previsto domenica.

La chiusura dell’emergenza Ebola sarebbe servita a concentrarsi meglio su quella per il coronavirus che finora ha causato 215 contagi e 20 morti in un Paese vasto come l’Europa occidentale e con oltre 81 milioni di abitanti.
Dall’agosto 2018 Ebola ha ucciso nel Congo – detto ‘Kinshasa’ dal nome della sua capitale, per distinguerlo dal contiguo e più piccolo Congo ‘Brazzaville, ex-belga – più di 2.200 persone in un’area piagata anche da guerriglia per i controllo delle immense risorse del sottosuolo. Il tormentato Paese ha peraltro a che fare anche con un’epidemia di morbillo.

L’Ebola, che causa febbre, emorragie, vomito e diarrea si trasmette attraverso fluidi umani e l’epidemia attuale (la nona da quando la malattia fu scoperta proprio in Congo nel 1976, prendendo il nome da un fiume locale) ha ucciso circa due terzi delle persone contagiate.

Ansa

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