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Il filosofo Bernard-Henri Levy in Libia: “Ho visto un campo di sterminio”

di Marta Vigneri

Sabato 25 luglio il filosofo francese Bernard-Henri Levy si è recato in Libia, dov’è atterrato a Misurata con un jet privato. Al canale televisivo filo-governativo Al-Ahrar ha dichiarato di essere nel Paese in veste di giornalista, incaricato di un reportage dal Wall Street Journal. Levy si è poi recato nella città di Tarhuna, dove le forze governative hanno scoperto una fossa comune che conterrebbe i corpi di civili giustiziati dalle milizie del generale Khalifa Haftar. I gruppi armati fedeli al governo hanno dichiarato di aver impedito a Levy di entrare a Tarhuna, ma il filosofo ha postato sui social sue fotografie nella città, affiancato da uomini armati col volto coperto e in uniforme militare. Levy ha affermato di aver visitato il “campo di sterminio” di Tarhuna, dove 47 persone, compresi bambini, “avevano subito il martirio a opera di fantocci di Haftar”.

A commento della foto condivisa sui social, Levy ha scritto: “Subito dopo il mio reportage sui campi di sterminio. Questi sono i veri poliziotti libici che proteggono la stampa libera. Così diversi dai criminali che hanno cercato di bloccare il mio convoglio sulla via del ritorno a Misurata”. I criminali menzionati nel tweet lo avrebbero chiamato “cane ebreo” mentre cercavano di bloccare il suo convoglio, come mostra un video circolato sui social. Il filosofo ha affermato che un resoconto completo di quello che è successo sarà pubblicato presto. Secondo notizie dei media libici, Levy aveva in programma di visitare la capitale Tripoli oggi per colloqui con il ministro degli interni Fathi Bashagha. Ma l’ufficio del Primo Ministro Fayez al-Sarraj ha negato “qualsiasi collegamento” con la visita di Levy e ha aggiunto di aver aperto un’inchiesta per chiarire la situazione e per prendere “misure dissuasive” contro gli organizzatori del viaggio del filosofo.

TPI

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