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Il ragazzino e la nigeriana che sfidano fascisti e mafia: una speranza in tanto smarrimento

Come il pane pestato di Torre Maura, dagli stivali di volgari fascisti cafoni e violenti del nostro tempo, non distanti da quelli del suo tempo che arrotavano gli uomini e facevano strage.

Onofrio Dispenza

In giorni come questi, vorrei girarmi e trovare accanto a meio ad ascoltarloPier Paolo Pasolini.
Il mio scoramento, la sua lettura di quel che accade.
Come il pane pestato di Torre Maura, dagli stivali di volgari fascisti cafoni e violenti del nostro tempo, non distanti da quelli del suo tempo che arrotavano gli uomini e facevano strage. E con loro, a pestare il pane, la gente delle periferie romane, cambiate tanto, ma dello stesso peso vile di sempre. E con Pasolini, leggere l’epifania di un ragazzino che nella stessa Torre Maura, con un romanesco che ora è poesia quando quello dei fascisti appariva latrina che tracima il vaso, affronta i fascisti.
Li affronta a viso aperto, senza timore, dicendo loro che in questo mondo, in questa città, nessuno deve essere lasciato solo e indietro.
And – ribatte il ragazzino al fascista che soffia sul fuocosi, sono uno su cento a pensarla così, ma ci sono, te lo dico in faccia e lo urlo contro corrente. Parole chiare, senza turbamento, con una inflessione dialettale che ci riconduce ad una Roma città aperta che appare perduta, o forse solo smarrita.


Se oggi continua ad esserci una categoria della Meglio gioventù, questo ragazzino quindicenne, col volto oscurato e con la voce distorta, per difenderlo; questo ragazzino in quella categoria ci entra con un salto gioioso e coraggioso. Che ci offre speranza, che lenisce il nostro smarrimento doloroso, il nostro pessimismo che si affaccia sulla disperazione. And, uno su cento, ma con la speranza che Davidede Torre Mauranon resti a lungo solo. Che l’uno diventi schiera e faccia arretrare fino alla fuga quelli che ieri come oggi ci piace chiamare topi di fogna.

E avremmo voluto accanto Pier Paolo anche per commentare la bellezza di un’altra notizia. Questa viene dal Sud, da Palermo, e ci racconta di una ragazza nera di un Sud più profondo. Una ragazza nigeriana che le storture del mondo e le mafie avevano buttato con la violenza sulla strada. Si è ribellata e ha fatto arrestare una cosca di connazionali, quelli di una mafia crudele che impiantata in un territorio con altre e più antiche mafie, risulta mortale.


A Palermo, non è la prima ribellione, tante altre ragazze nigeriane si erano unitein legacontro lo sfruttamento e le violenze fisiche usate come intimidazione e ricatto. Aiutate da volontari, dalla Chiesa cattolica, dalle parrocchie, dalla Chiesa valdese. Sono scese più volte in piazza, con accanto tanti palermitani, sapendo che contro la loro mafia come contro tutte le mafie e i poteri violenti ed eversivi, il modo migliore per fermarli e vincerli è quello di parlare, di urlare le ragioni della vita, della giustizia e della civiltà. Forse Pier Paolo mi avrebbe confermato nella convinzione che per ricominciare e ricostruire è dal Davidede Torre Maurae dalla ragazza coraggiosa di Palermo che si dovrebbe ricomciare…

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