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In ricordo di Mia Martini, una donna, una grande voce uccisa dalle malelingue.

di Maria Luigia Alimena

Un incidente accaduto alla sua giovane band in cui ci furono morti e feriti fu l’inizio delle ingiurie e maldicenze contro Mia Martini.

Da quel momento non era più la grande interprete della musica italiana, Mimi portava iella.
Derisa, allontanata, emarginata.
La diceria corre veloce, invade la sua vita, crea disequilibrio, dolore intimo e tracollo emotivo, si insinua brutale.
L’uomo porta infamia e maldicenza.
Dovrebbe morire l’ignoranza, l’incuria per l’altro, il dolore, invece muoiono le anime, muoiono le donne, muore Mimì.

Era il 12 maggio di 25 anni fa.

“Da qualche mese aveva iniziato a stare veramente male. Vedeva topi ovunque. Era smarrita. Perduta. Affranta da troppi anni di maldicenze e invenzioni. Quella storia della sfiga, l’etichetta volgare e la vigliacca che le appiccicarono addosso come fosse un prodotto da bancone del supermercato, l’umiliava e la feriva. “(L. Berte nella biografia di sua sorella Mimì)

Le parole hanno un peso, un fendente la cui ferita non rimargina ma infetta le fragilità delle persone.
Non esiste meschinità peggiore di chi non è capace di immaginare il dolore altrui nell’onta dei pregiudizi.

In memoria di Mia Martini e di tutte le donne oltraggiate e violate dal giudizio.

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