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Isis, Amnesty: «Due mila bambini Yazidi abbandonati a se stessi»

La ong britannica denuncia la mancanza di supporto ai minori ridotti in schiavitù dallo Stato islamico, nonostante i gravi traumi. Angelina Jolie all’Onu: se non manteniamo le promesse in quanti altri soffriranno?

di Marta Serafini

Rapiti, torturati, violentati e costretti a combattere per l’Isis. E poi abbandonati a loro stessi una volta che sono stati liberati. È la sorte di quasi 2000 bambini Yazidi.

Dopo essere stati prigionieri dei miliziani – lo Stato islamico ha attaccato la comunità nell’agosto del 2014 riducendo in schiavitù e uccidendo migliaia di persone — oggi questi bambini soffrono di lesioni, stress post-traumatico, ansia e depressione. Non aiutarli e supportarli significa non pensare alle conseguenze che la loro condizione potrebbe avere sull’intera regione. La denuncia arriva da Amnesty International che ha pubblicato un dettagliato rapporto dal titolo Legacy of Terror: The Plight of Yezidi Child Survivors of ISIS.

«Questi bambini hanno bisogno di un sostegno urgente da parte delle autorità nazionali in Iraq e della comunità internazionale per costruire il loro futuro»,

ha dichiarato Matt Wells, vicedirettore del programma Crisis Response della ong britannica.

«Sopravvissuti a crimini orribili, questi ragazzi devono ora affrontare un’eredità segnata dal terrore. La loro salute fisica e mentale deve essere una priorità negli anni a venire per far sì che possano reintegrarsi completamente nelle loro famiglie e nella comunità»

ha spiegato Wells.

Tra loro c’è Sahir, un giovane reclutato dall’Isis all’età di 15 anni, che ha raccontato: «Sono stato costretto a combattere. Ho dovuto farlo o sarei morto. Non avevo altra scelta. Era fuori dal mio controllo. Per sopravvivere, ho combattuto. È la cosa peggiore che possa accadere a una persona, la più degradante… [Dopo essere tornato dalla prigionia] avevo solo bisogno che qualcuno si prendesse cura di me, mi sostenesse e mi dicesse: “Sono qui per te”… Questo è quello che cercavo, e non l’ho mai trovato». Molti ragazzi catturati sono rimasti disabili dopo essere stati costretti a combattere al fianco di Isis e non hanno ricevuto alcun sostegno da quando sono tornati a casa, afferma il rapporto.

Anche Randa, una quattordicenne che è stata prigioniera dell’Isis per cinque anni, si è confidata: «Ero una bambina quando mi hanno fatto sposare. Mi hanno fatto soffrire. Voglio che il mio futuro sia migliore. Voglio che lo Stato Islamico risponda di quello che mi hanno fatto». Amnesty ha scoperto che i servizi esistenti per le sopravvissute alle violenze sessuali hanno in gran parte trascurato le ragazze. «Queste bambine sono state sistematicamente sottoposte ai peggiori orrori sotto l’Isis, e ora sono state lasciate a raccogliere i cocci da sole» ha detto Wells. Un altro problema è che i giovani Yazidi sono spesso isolati al loro ritorno, poiché le famiglie e le comunità faticano ad accettare ciò che hanno vissuto durante la prigionia. Un problema aggravato dall’intensa attività di propaganda perpetrata dal gruppo terroristico, con l’obiettivo di cancellare l’identità, lingua e cultura degli Yazidi. In aggiunta, il quadro giuridico iracheno impone che un figlio di padre «sconosciuto» debba essere registrato come musulmano (e gli Yazidi sono molto legati alla loro religione). Diverse donne intervistate da Amnesty hanno raccontato le pressioni ricevute, venendo costrette o addirittura ingannate per abbandonare i propri figli.

Sulla vicenda è intervenuta anche la delegata speciale dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Angelina Jolie, che ha citato le ricerche di Amnesty al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite all’inizio di questo mese, quando ha chiesto maggiore sostegno ai bambini yazidi.

«Se non siamo in grado di mantenere la nostra promessa di un approccio centrato sui sopravvissuti per i bambini yazidi, che costituiscono solo un gruppo relativamente piccolo di sopravvissuti, quanti altri bambini e giovani adulti soffrono in silenzio a livello globale?», ha detto l’attrice.

Corriere della Sera

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