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La deportazione di Cesate: gli ultimi 10 ragazzi cacciati ‘grazie’ al decreto Salvini…

La disumanità provoca il dolore della sindaca Giancarla Marchesi: un lavoro di integrazione durato anni mandato in fumo.

di Chiara D’Ambros

Cesate, piccolo comune dell’hinterland milanese. Prosegue, anche se non fa più notizia, l’opera di smantellamento del sistema di accoglienza diffusa a seguita dell’entrata in vigore del Decreto Salvini.

Verranno portati via oggi, 30 aprile gli ultimi 10 ragazzi africani in attesa di permesso di soggiorno accolti nel Comune nel 2016 a seguito di disposto della Prefettura. Con un preavviso di pochissimi giorni, i primi 15 sono stati portati in via Corelli a Milano, lo scorso 26 aprile, in un centro di identificazione ed espulsione gestito dalla Croce Rossa, che ospita 400 persone, dove viene registrata tramite firma l’uscita e l’entrata consentite rispettivamente dopo le 8 di mattine e non dopo le 10 di sera e dove non puoi più rientrare se ti allontani per oltre 48 ore.

La sindaca Giancarla Marchesi denuncia un senso di impotenza e una certa preoccupazione oltre al dispiacere di vedere allontanati dalla comunità questi ragazzi:

Mi sento presa in giro – dice – perché viene mandato in fumo un lavoro di integrazione sviluppato in anni, il cui successo era stato riconosciuto dalla Prefettura stessa. Questi ragazzi facevano lavori socialmente utili, con alcuni ragazzi dell’istituto agrario di Agrate stavano sviluppando un programma di coltivazione di orti urbani, collaboravano con le associazione del paese, stavano tutti aspettando il permesso di soggiorno e di iniziare a lavorare. Grazie ad un gruppo di volontari stavano imparando l’italiano. Perché dopo 3 anni e mezzo di lavoro proficuo di integrazione viene mandato tutto in frantumi? Perché prima di distruggere tutto non viene chiesta a noi sindaci: “Come vanno le cose?” Sto facendo il possibile per impedire questa “deportazione” ma è molto difficile. Ora cosa succederà di loro?”

Sono persone con passati durissimi, che qui avevano ritrovato una certa serenità e fiducia nella collettività. E’ uno di loro il ragazzo che solo poche settimane fa ha ritrovato un portafoglio di un anziano con 1300 euro e lo ha restituito alla polizia.

Solo uno potrà restare, Sega, un ragazzo scappato dal Gambia per ragioni politiche. Suo padre attivista politico è sparito nel 2013. Sega ha cercato di raccontare la storia del padre e dei soprusi che avvengono nel paese da parte del governo realizzando un documentario ed è dovuto scappare perché minacciato. Dopo l’attraversamento del deserto in cui ha visto morire accanto a sé 5 persone, dopo 2 anni è arrivato in Libia, è stato venduto varie volte ma era troppo magro quindi non era una buona forza lavoro. E’ riuscito a partire. Su un gommone e assieme ad altri 100 sono stati portati verso l’Italia e soccorsi da una nave di Medici Senza frontiere.
Sono stati portati a Siracusa e da qui assieme ad altri 25 ragazzi è stato portato a Cesate. Lui ha ottenuto il permesso di soggiorno umanitario e ha un lavoro regolare quindi può restare in paese. Oggi saluterà gli ultimi ragazzi che lui stesso ora stava aiutando come mediatore linguistico dato che in questi anni ha imparato bene l’italiano, conseguito il diploma di terza media e la patente.

Per Presidente di un’associazione sportiva il FreasinTeam, una di quelle che coinvolgeva questi ragazzi in attività collettive, che molto si è spesa per la loro integrazione, Marco Zaffaroni, fondatore lui stesso di una Onlus, la Bistari Bistari grazie alla quale sviluppa progetti umanitari in Nepal, è molto triste e fa arrabbiare quanto sta succedendo perché senza senso…

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