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La verità scomoda sui bambini uccisi dai padri

In Italia crescono in maniera esponenziali i figlicidi: uno ogni dieci giorni. Ammazzati in ambito di separazione, divorzio o violenza domestica. Ma per le istituzioni il problema sembra non esistere

di Emanuela Valente

Il numero dei bambini uccisi dai propri genitori rappresenta un dato allarmante, in continua crescita. Le cronache non mancano di raccontare fin nei dettagli i drammatici epiloghi di famiglie dilaniate, ma c’è una sorta di velo che impedisce di affrontare la questione nei modi dovuti, analizzando senza indulgenze le dinamiche sociali che provocano il costante aumento dei figlicidi. “La verità scomoda” la chiamano i giornalisti americani. Ma in qualche modo, bisognerà pur affrontarla.

Sono oltre 500 i bambini uccisi in famiglia negli ultimi 20 anni in Italia, uno ogni 10 giorni, con una media annuale crescente in modo preoccupante. Se nel 2014 – ad oggi il peggiore dell’ultimo ventennio – si sono registrati 39 figlicidi, anche nel 2018 si è oltrepassata la media, con 31 casi ed una nuova impennata del 55 per cento rispetto all’anno precedente.

Di questi, oltre un terzo sono bambini uccisi da un genitore violento o in concomitanza con la separazione, le cui storie hanno tristemente riempito le pagine di cronaca. Il 51,5 per cento dei figlicidi è stato commesso con armi da fuoco, legalmente detenute nel 65 per cento dei casi. (*dati Eures)

Secondo il Global Study on Homicide (2019) dell’UNDOC (United Nations Office of Drugs and Crimes) lo sconcertante numero dei figlicidi in continua crescita (205.153 minori tra 0 e 14 anni uccisi dai propri genitori negli Stati Uniti tra il 2008 e il 2017) è dovuto principalmente a situazioni di violenza domestica e divorzio. Lo studio ha analizzato la storia delle famiglie coinvolte, rilevando che in quasi tutti i casi vi erano condizioni di abuso – fisico, sessuale o emotivo – precedenti. L’analisi ha portato a concludere che la violenza pregressa è uno dei maggiori fattori di rischio nel figlicidio.

«Ma non c’è solo la violenza espressa – spiega Laura Onofri, giurista e socia della Camera dei Minori di Torino – Molte volte c’è una zona grigia, senza violenza conclamata, eppure esistono, a un occhio esperto, tutti i segnali del possibile epilogo tragico. Dobbiamo imparare a comprendere questi segnali, capire questo momento grigio, un momento in cui la separazione, che è a tutti gli effetti un lutto, può far passare quel limite tra la depressione e il gesto drammatico. Purtroppo i casi di bambini uccisi dai propri genitori riempiono le nostre cronache, ma questo non provoca alcun dibattito serio su una possibile prevenzione».

L’Italia è oggi uno dei paesi del mondo con il minore tasso di mortalità infantile (3,6 per cento ), inferiore alla media europea e a quella degli Stati Uniti (dati Istat – Unicef): un eccellente risultato raggiunto grazie all’imponente opera di prevenzione messa in atto dal nostro sistema sanitario con vaccinazioni, screening prenatale, formazione specializzata e informazioni pediatriche diffuse. Laddove la prevenzione non fosse di tipo medico, si è intervenuti con appositi disegni di legge, come nel caso dei seggiolini antiabbandono.

Ora, il numero dei bambini uccisi dai propri genitori è nettamente superiore a quello dei bambini dimenticati nell’auto, ma non ha destato da parte delle istituzioni la stessa celere e particolare attenzione. Eppure vi sarebbero molti interventi possibili, in grado di ridurre in maniera determinante la conta dei bambini uccisi in ambito di separazione, divorzio o violenza domestica.

«Uno dei problemi principali in materia di tutela dei minori riguarda i tempi della Giustizia – afferma l’avvocata Francesca Romana Baldacci, esperta di Diritto Minorile e di Famiglia – . Escludendo i casi in cui si può fare ricorso all’art. 403 c.c., con l’intervento della pubblica autorità e l’immediato collocamento del minore in luogo sicuro (articolo a tutela dei minori di cui peraltro è stata ripetutamente chiesta l’abrogazione), e alcuni specifici provvedimenti molto tempestivi del tribunale per i Minorenni, in molti altri casi i tempi dei tribunali non sono compatibili con le esigenze dei minori».

I tempi già lunghi sono anche peggiorati con l’emergenza Covid: al Tribunale Ordinario di Roma una richiesta di separazione presentata a febbraio 2020 vedrà la sua prima udienza solo a gennaio 2021, quasi un anno dopo .
«Nel tempo che intercorre tra il ricorso per chiedere la separazione e l’udienza presidenziale possono avvenire episodi anche gravi che coinvolgono i minori, e in questo periodo non vi sono efficaci strumenti di tutela neanche per la contribuzione al mantenimento dei figli – prosegue l’Avvocata Baldacci – . Ma anche dopo una sentenza possono verificarsi conseguenze drammatiche».

Così può accadere che un bambino rimanga con il genitore violento o pericoloso. «Il nostro sistema è piuttosto disarticolato – prosegue Baldacci – I tribunali (minorile, civile e penale) non parlano tra loro, nonostante l’informatizzazione, e hanno tempi differenti. Non è raro che un genitore venga condannato per violenze sui minori dal tribunale penale solo dopo anni di affido disposto dal tribunale ordinario. Nel frattempo il bambino ha continuato a subire danni».

«I bambini, nella maggior parte dei casi, non vengono ascoltati – spiega Laura Onofri –, vengono trattati come oggetti, proprietà da spartire tra i genitori separati. Spesso, anche quando viene richiesto il loro parere, non viene preso abbastanza in considerazione e neanche la figura del curatore – soggetto terzo posto a garanzia del minore – ottiene il dovuto rilievo».

Così nonostante negli ultimi anni si sia prestata maggiore attenzione al tema delle violenze in famiglia, i bambini sono rimasti ignorati. «È una situazione a macchia di leopardo, vi sono realtà più efficaci e preparate, altre meno o decisamente inadeguate. Occorrerebbe una formazione specifica diffusa e un aggiornamento anche del codice penale: attualmente l’unico riferimento che abbiamo è l’art. 578, che parla di infanticidio, ed è decisamente molto vecchio».

L’Espresso

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