Browse By

L’ammiraglio De Giorgi: “Salvare vite in mare è un dovere della Marina”…

L’ex Capo di Stato Maggiore: “non bisogna confondere il diritto di uno Stato a controllare i flussi migratori con il dovere di salvare vite”

Intervistato da Avvenire, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina militare che già ieri si era duramente scagliato contro il Governo sulla questione della nave Gregoretti, è tornato a criticare aspramente l’esecutivo per la gestione dell’emergenza ad Augusta: “Confondere il dovere di salvare la vita umana in mare con il diritto di ogni Stato a esercitare il controllo dei flussi migratori ha generato un clima d’intolleranza e di ostilità che rischia d’isolare e svalutare chi in mare compie quotidianamente il proprio dovere per salvare esseri umani in pericolo di morte. Si tratta di due temi diversi che devono essere trattati su piani distinti, anche per arginare l’onda di odio che in troppi si sentono in diritto di riversare senza vergogna sui ‘social’, arrivando in alcuni casi a ostentare gioia per la morte in mare di donne e bambini, commentando i recenti naufragi avvenuti al largo della Libia”.

Alla domanda se è vero che ricevette pressioni per depotenziare ‘Mare Sicuro’ e che rispose ‘signornó’, l’ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare risponde: “È vero. Mi sono sempre battuto contro chiunque volesse privare i Comandanti in mare dei mezzi necessari ad assolvere in sicurezza la missione assegnata”.
Per prevenire le tragedie in mare, secondo De Giorgi, è necessario “da un lato occorre che si aprano canali legali d’immigrazione direttamente dai Paesi d’origine con procedure d’ingresso in Italia accettabili, sia sotto il profilo della sicurezza che della sanità; dall’altro si deve incidere con vigore sulle organizzazioni internazionali che gestiscono il traffico di esseri umani. Occorrerebbe anche facilitare il rientro periodico dei lavoratori stranieri nelle loro terre d’origine per visitare le famiglie e per mantenere i legami con il loro ambiente, come accadeva per i lavoratori italiani emigrati in massa in America e in Nord Europa.

www.globalist.it

Please follow and like us: