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Lesbo, l’isola dei dimenticati

All’inizio di settembre, il campo migranti più grande d’Europa, sull’isola greca di Lesbo, nell’Egeo, è andato a fuoco dopo le proteste per il rigido lockdown imposto per l’emergenza Covid-19.
Nella notte tra l’8 e 9 settembre il campo di Moria è stato distrutto dalle fiamme e circa 12.500 persone si sono riversate in strada, senza riparo, cibo, acqua e possibilità di difendersi dalla diffusione della pandemia.

Poche migliaia di profughi, i più vulnerabili, sono stati trasferiti nella Grecia continentale, pochissimi, i più fortunati, sono stati accolti nel resto d’Europa, ma in 8.000 sono rimasti sull’isola, in un nuovo campo vicino al mare che, con le prime piogge dell’autunno si è trasformato in una distesa di fango.

Nel campo, già ribattezzato Moria due, si vive senza elettricità, senza fognature, senza acqua e i bambini rifugiati sono costretti a prostituirsi per sopravvivere.

(fonte la Repubblica)

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