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L’orribile gioco dei Balcani in un’Europa “vietata ai minori”

di Giulia Capitani Migration Policy Advisor per Oxfam Italia

Recenti inchieste giornalistiche hanno finalmente confermato quello che già tutti sapevamo: ci sono anche ragazzini minorenni tra i respinti dalla polizia italiana, prima verso la Slovenia, e poi verso le violenze inaudite che avvengono in Croazia e in Bosnia.

Ragazzini che avrebbero diritto, secondo le norme, alla massima tutela possibile, e che invece vengono rispediti indietro a giocare, ancora una volta, al “gioco”, come amaramente lo chiamano loro stessi. The Game. L’orribile lotteria che li porta, soli o in gruppi, a risalire i Balcani a piedi, dormendo nei boschi o in accampamenti di fortuna, cercando di sfuggire agli abusi delle tante polizie di confine, e di raggiungere la meta sognata: l’Italia, o l’Austria, insomma l’Europa, dove finalmente presentare richiesta di asilo.

Riammissioni e respingimenti fuori dalla cornice del diritto

È bene precisare subito che i respingimenti di richiedenti asilo alla frontiera sono un fatto gravissimo, proibito dal diritto internazionale, anche quando riguardano gli adulti.

A maggior ragione lo sono quando –pur edulcorati dal termine “riammissioni”, perché operati verso paesi dello spazio Schengen- si basano su documenti di dubbia legittimità, mai ratificati dal nostro Parlamento, come il famigerato accordo tra Italia e Slovenia: una recentissima ordinanza del Tribunale di Roma, che condanna il Viminale, ha fugato ogni dubbio in questo senso. Il fatto che tali pratiche coinvolgano anche minori non accompagnati, per definizione non espellibili né respingibili in nome di un principio cardine del diritto -quello del “superiore interesse del minore”- non fa che aumentare, e di molto, la gravità del quadro complessivo, e delinea responsabilità ancora più drammatiche da parte delle istituzioni coinvolte.

La violenza è sotto gli occhi di tutti

A ciò dobbiamo aggiungere che tutti gli attori in gioco – in particolare l’Unione Europea e i governi italiano, sloveno, croato e bosniaco – sono perfettamente a conoscenza della violenza esercitata sui migranti dalle polizie di frontiera, quella croata in particolare, e dai gruppi paramilitari, ormai ampiamente documentata da foto, video, testimonianze.

Violenza che, per la sua efferatezza e sistematicità, costituisce evidentemente non uno spiacevole effetto collaterale, ma un puntuale modus operandi. Parliamo di percosse inflitte con rami, bastoni, fruste, violenze sessuali di gruppo, furto degli abiti e delle scarpe in condizioni meteorologiche estreme, utilizzo di cani poliziotto aizzati contro persone sdraiate a terra o legate ad alberi. I rimandi alle pagine più buie del ’900, a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, sono inevitabili, e dovrebbero imporci una riflessione profonda e la pretesa di interventi immediati da parte del nostro governo e delle istituzioni europee.

Del nostro governo, si, perché una violazione della legge italiana e internazionale di tale portata è stata non solo operata, ma esplicitamente confermata da rappresentanti del Ministero dell’Interno. Il 24 luglio scorso, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Riccardo Magi, il governo uscente ha infatti ribadito come le riammissioni verso la Slovenia vengano effettuate anche nei confronti di chi ha manifestato la volontà di chiedere protezione internazionale. Persone che non vengono inviate in Questura a formalizzare la domanda, come prevede la legge, ma ricacciate in Slovenia.

Ragazzi in fuga respinti come adulti

Pensare a minori non accompagnati in questo contesto lascia senza fiato. Ragazzi di 14, 16, 17 anni, che viaggiano soli per mesi, fuggendo da paesi come il Pakistan o l’Afghanistan, e che vengono rimpallati alle frontiere di democrazie avanzate o che almeno si dichiarano tali. L’Italia ha una delle leggi più evolute in Europa per quanto riguarda la tutela dei minori, eppure accetta prassi come quella della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Trieste, che in una circolare rivolta alla Polizia di frontiera risalente al 31 agosto scorso spiega che, se esiste il “fondato dubbio” che “sedicenti” minori non accompagnati in arrivo dalla Slovenia possano in realtà essere maggiorenni, essi devono essere registrati come adulti indipendentemente da quanto loro stessi dichiarano, denunciati all’autorità giudiziaria e sottoposti “alle procedure previste”, tra cui la riammissione in Slovenia. Un cortocircuito totale rispetto a quanto prevede la norma, rispetto alla procedura di accertamento dell’età di minori stranieri non accompagnati.

Per quanto ancora?

Ricordo che quando eravamo piccoli -noi nati nella parte fortunata del mondo- ci spiegavano che di fronte ai film dell’orrore non c’era motivo di spaventarsi. Perché quando la telecamera si spegneva, tutto finiva in una risata, gli attori si toglievano il trucco e tornavano a casa. Non è più così. Quando si spegne la telecamera, i richiedenti asilo ai confini dell’Europa continuano a soffrire, e a morire, dimenticati. Per quanto lo tollereremo ancora?

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