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Myanmar, muore Angel, la ragazza che diceva: «Andrà tutto bene»

Ballerina e campionessa di taekwondo, Deng Jia Xi era diventata un simbolo della reazione al colpo di Stato militare. È stata uccisa da un proiettile alla testa.

di Monica Ricci Sargentni

«Andrà tutto bene» si leggeva sulla maglietta di Deng Jia Xi, meglio nota come Angel, la ballerina e campionessa di taekwondo di 19 anni che si era unita ai dimostranti nelle strade di Mandalay diventando un simbolo e perdendo la vita. Nonostante l’ottimismo Angel sapeva benissimo di poter morire tanto che aveva lasciato disposizioni precise in caso le fosse successo qualcosa: «Se non sono in buone condizioni non salvatemi, donate i miei organi e contattate mio padre».

Un proiettile l’ha colpita alla testa mercoledì mentre protestava contro il colpo di Stato militare. Un suo amico Myat Thu, 23 anni, che era con lei quando è morta, ricorda il suo coraggio: «Lei si preoccupava sempre per gli altri. Ha preso in mano il candelotto di gas lacrimogeno e l’ha rilanciato alla polizia, poi ha rotto un tubo dell’acqua per permetterci di lavarci gli occhi irritati dal gas. Quando gli agenti hanno cominciato a sparare mi ha detto di sedermi» ha raccontato al The Sydney Morning Herald.

Myat Thu e Angel sono scesi in piazza insieme con altri centinaia di birmani a Mandalay, la seconda città del Paese, per chiedere il rilascio di Aung San Suu Kyi e il ripristino della legalità. Prima della carica della polizia Angel aveva gridato: «Non scapperemo ma non versate il nostro sangue». Una foto mostra la ragazza che cerca di proteggere il suo corpo con uno dei cartelli di protesta poco prima di essere colpita a morte.

L’8 novembre la ragazza aveva votato per la prima volta e aveva postato una foto che la mostrava mentre baciava il suo dito reso viola dall’inchiostro. «Ho fatto il mio dovere per il mio Paese» aveva scritto. Dopo il colpo di Stato militare si è unita ai manifestanti e non ha fatto un passo indietro neanche quando la situazione è diventata pericolosa. Come lei almeno un’altra dozzina di persone è stata uccisa con un colpo alla testa, il che alimenta il sospetto che fossero un bersaglio.

La notizia del decesso di Angel fa subito il giro dei social. Una foto la mostra senza vita accanto ad un’altra vittima. Tantissimi i messaggi di cordoglio per la sua morte con l’hashtag #Restinpeace e #Restinpower. Un suo amico, Kyaw Zin Hein, ha voluto condividere sui social le parole che lei gli aveva scritto proprio il giorno del decesso: «Potrebbe essere l’ultima volta che te lo dico: ti amo tantissimo. Non lo dimenticare». Ora i manifestanti hanno paura: «Questa non è una guerra, non c’è ragione di usare proiettili veri contro le persone. Siate umani» ha detto Myat Thu alla Reuters.

L’Ufficio delle Nazioni unite per i diritti umani ha confermato che almeno 54 persone sono state uccise da agenti di polizia e militari dal colpo di stato del 1 febbraio in Birmania, mentre oltre 1.700 sono state arrestate e incarcerate arbitrariamente. Il bilancio effettivo, informa una nota, potrebbe tuttavia essere molto più alto visto che queste sono soltanto le cifre che l’Ufficio è stato in grado di verificare. Dei 54 morti documentati, almeno 30 persone sono state uccise mercoledì a Yangon, Mandalay, Sagaing, Magway e Mon dalle forze di sicurezza; un’altra persona è stata uccisa martedì, 18 domenica e cinque in precedenza. «È difficile stabilire quante persone abbiano subito ferite, ma informazioni credibili indicano che siano, come minimo, centinaia», sottolineano le Nazioni unite. gng.

Corriere della Sera

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