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Orrore in Iran: drogano e uccidono il figlio, confessano anche l’omicidio della figlia

Il Paese è sotto choc per l’efferato delitto: i genitori hanno anestetizzato il 47enne con il sonnifero cucinato nel pollo e poi mutilato il corpo, ma hanno confessato di aver fatto fuori anche il genero

Orrore in Iran dove una coppia è stata arrestata per aver ucciso e smembrato il corpo del figlio, il regista cinematografico Babak Khorramdin, e ha poi confessato di aver ucciso, anni prima, anche il genero e la figlia. Il Paese è sotto choc e la confessione ha sollevato il dibattito, almeno sui social, su un sistema legale che è molto clemente con i genitori che uccidono i figli: l’omicidio è considerato infatti un “delitto d’onore”, perché al regista i genitori contestavano il fatto che fosse ancora celibe. I due rischiano dunque al massimo 10 anni di carcere anche se la coppia sarà processata anche per l’omicidio del genero, che potrebbe assicurar loro la pena di morte.

E adesso in tanti si interrogano anche su come sia stato possibile che nessuno avesse denunciato prima la scomparsa delle altre due persone. L’omicidio è stato scoperto nelle prime ore di domenica, quando in un sobborgo di Teheran, Ekbatan, qualcuno ha intravisto i resti umani all’interno di un bidone della spazzatura. Grazie alle impronte digitali delle mani – ha raccontato Mohammad Shahriari, capo del tribunale penale di Teheran – si è risaliti alla vittima e gli agenti sono andati a casa dei Khorramdin, Iran (71 anni) e Abkar (81): i due hanno confessato di aver prima annichilito il figlio con il sonnifero e poi averlo soffocato e pugnalato. Poi, sotto interrogatorio, i due hanno confessato gli altri delitti e si è capito che usavano sempre la stessa tecnica: prima li addormentavano mescolando il sonnifero nel cibo e poi, una volta uccisi, ne smembravano i corpi di cui si disfacevano. L’uccisione della figlia tre anni fa, e quello del genero qualche anno prima: Arezoo perché si drogava e perché, divenuta vedova, riceveva a casa altri uomini, Faramarz perché aveva contatti loschi ed era un uomo violento.

Laureato in cinema all’Universita’ di Teheran nel 2009, Babak Khorramdin aveva vissuto a lungo a Londra, prima di tornare in Iran per dedicarsi all’insegnamento. «Mio figlio era single. Ci rendeva la vita impossibile. Non siamo stati tranquilli neanche un giorno. Imprecava e faceva quello che voleva. Sua madre e io abbiamo deciso». Al figlio regista, la coppia non ha perdonato il comportamento troppo libertino e il fatto che ricevesse a casa le sue studentesse. La crisi con il 47enne, che forse aveva anche intuito qualcosa dei due precedenti omicidi, è scoppiata durante il Covid: lui era un professore universitario e ha cominciato a fare lezioni on-line, ma portava a casa le studentesse. Come nelle due occasioni precedenti, i due lo hanno prima anestetizzato con il sonnifero cucinato nel pollo, poi lo hanno ucciso mutilandone il corpo. «Non ho rimorso alcuno», avrebbe detto il padre. Gli inquirenti hanno riferito di ritenere sana di mente la coppia ma che continueranno le indagini.

L’Iran non è nuovo a omicidi così efferati: nell’ultimo anno, un bimbo è stato decapitato dal padre e un ventenne gay ucciso dal fratello; entrambi i casi sono stati derubricati come delitti d’onore.

La Stampa

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