Browse By

Per una che muore, mille ancora combattono…

di Maria Luigia Alimena

Pinar Selek e Havrin Khalaf

Donne contro che importa se turche, siriane, curde o armene!
Educate dalla storia dei loro Paesi a cercare nell’altro la radice di un disagio, rifiutano la parola odio. Scelgono di guardare alle minoranze come elemento di arricchimento.
La loro vita è missione: la libertà della pacifica coesistenza.

Pinar e Havrin contro i credi del potere, contro la guerra che lascia corpi freddi e ruba sogni. Mai schierate tra oppressori ed oppressi, sempre e solo dalla parte dell’umanità.
Alle differenze occorre rispondere con la pratica dell’uguaglianza, è il loro credo.

Pinar è un’esiliata politica in Francia dal 2013. Turca di Istanbul. Accusata di terrorismo, ha conosciuto la tortura delle scariche elettriche.
Havrin è un’esponente del partito siriano uguaglianza donne, ieri l’hanno ammazzata.

Le donne come loro sono lucciole. Illuminano il buio dell’ottusita’ maschile, quella che schiera armi e soldati,quella che fa morti perché i morti non parlano, i morti non possono più testimoniare l’infamia del potere esercitato a tutela di interessi economici.
La parola è la loro unica arma, resiste agli attacchi, scuote le coscienze.

La parola è un pugno sferrato al silenzio della sopraffazione, al vuoto del libero pensare.

Curde, siriane, turche, italiane non importa.
La forza delle parole non ha nazionalità.
Le parole non muoiono, non puoi ucciderle ma scuotono le coscienze.
Le lucciole come Pinar e Havril, come le combattenti curde, le giornaliste, le volontarie sfidano il potere, “le frontiere, le fortezze, i fascismi, le violenze e trasformano il mondo attraverso azioni di solidarietà concrete.”

Non importa se muoiono, importa che vivano oltre la violenza, importa che resti l’esempio delle loro parole, l’esempio delle loro vite.

Please follow and like us: