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Perse moglie e figlio nell’attentato di Nizza: tre anni dopo, il dolore ha ucciso anche lui…

Tahar Mejri perse la moglie e il figlio nell’attentato lungo la Promenade di Nizza nel luglio del 2016. Non si è suicidato, ma si è lasciato morire per il dolore che lo ha consumato.

Purtroppo i riflettori sulle tragedie si spengono. Il rumore si affievolisce, i nomi scivolano via dalla mente. Oggi, i nomi di Tahar Mejri e Mohamed Lahoueij-Bouhlel alla maggior parte di noi non dicono nulla, ma solo tre anni fa, nel luglio del 2016, erano sulla bocca di tutti.
Lahoueij-Bouhlel, il 14 luglio (giorno della Festa Nazionale Francese) si gettò con un camion sulla folla impegnata a guardare i fuochi d’artificio sul lungomare. L’attentato sulla Promenade fece 86 morti, tra cui la moglie e il figlio di Tahar.

Oggi, Tahar è morto. Non si è suicidato, la sua religione – l’islam – glielo impediva. Si è lasciato morire, svuotato dal dolore. I medici hanno confermato e sebbene sia stata aperta un’inchiesta tutti sanno quale sia stata la causa della sua morte. Tre anni fa, dopo che sua moglie è morta travolta dall’autobus guidato dal folle Lahoueij-Bouhlel, Tahar ha passato tre giorni a fare la spola in tutti gli ospedali di Nizza, nel tentativo di trovare il figlio scomparso nella furia e nella confusione dell’attentato. Solo al terzo giorno scoprì l’amara verità. Il piccolo Kylan aveva solo quattro anni.

Da quel giorno, Tahar non si levava mai la maglietta con il volto del figlio scomparso. Un dolore che non si è colmato e che ci ricorda che quando l’attenzione scema e il mondo tenta di andare avanti, c’è sempre qualcuno che rimane indietro a combattere con ricordi, incubi e mancanze che mai troveranno un senso. Tahar il suo ha cercato di trovarlo lasciandosi morire, abbandonando una vita che per lui aveva smesso di avere senso.

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