Browse By

Portano la loro causa all’Onu tutte quelle bambine violentate e costrette a a partorire…

I loro casi sono stati presentati al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite da alcune associazioni a tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne.

Storie terribile e reali che non avranno mai giustizia. C’è una ragazza di 13 anni violentata da un prete in Nicaragua. Una minore, età non specificata, stuprata dal nonno, sempre nello stesso paese, ma più a sud. Dal Guatemala, una 12enne abusata da un funzionario governativo, responsabile di un programma a sostegno dell’infanzia. Sempre 12 anni, Ecuador, violentata dal fratello. Bimbe, diventate madri troppo presto, senza alternativa: nel loro paese non è possibile abortire.

Queste quattro ragazzine, insieme a molte altre vittime come loro, sono diventate il simbolo di una battaglia più grande. I loro casi sono stati presentati al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite da alcune associazioni a tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne. L’azione mira a chiedere una riforma legale all’America Latina, dove le violenze sessuali aumentano di anno in anno e le tutele per le donne non sono adeguaete.

“Quest’azione potrebbe tradursi in una depenalizzazione dell’aborto”, afferma Catalina Martinez, direttore del Centro de Derechos Reproductivos dell’America Latina e dei Caraibi. “Gli Stati dovranno soddisfare gli standard stabiliti dal comitato”, spiega Ximena Casas, di Planed Parenthood Global.

L’America Latina ha il secondo tasso più alto di gravidanze adolescenziali dopo l’Africa ed è l’unica regione in cui la violenza sessuale contro i minori aumenta. La pillola del giorno dopo è vietata. Secondo l’organizzazione Planed Parenthood, oltre un milione di ragazze latine subisce violenza ogni anno, con conseguente depressione. Il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti.

La decisione di presentare i casi all’Onu mira a riuscire a ottenere maggiori diritti per queste ragazze, affinché venga rispettato il loro volere sulla gravidanza, venga fornita loro la giusta assistenza e informazione.

Sempre in America Latina, in Argentina, aveva recentemente fatto discutere il caso di una bimba di 11 anni rimasta incinta del compagno della nonna, vittima dei suoi ripetuti abusi sessuali. Voleva abortire, ma le è stata negata la possibilità di farlo. Ha tentato due volte il suicidio, prima di esser sottoposta a un cesareo d’urgenza.

La sua vicenda ha scatenato un’ondata di manifestazioni femministe in Argentina. Le associazioni accusano di aver sfruttato la sua storia per farne propaganda politica, di aver speculato sulla pelle di una undicenne: una bambina, non una madre.

La mobilitazione si è spostata anche sul web, dove in tanti – comprese note attrici argentine ― hanno postato una propria foto da piccole, accompagnata dall’hashtag #NiñasNoMadres: bambina, non madre. Uno scatto tratto dall’infanzia, che, si legge nei post, “dovrebbe esser privata della responsabilità di crescere il figlio del proprio stupratore”…

www.globalist.it

Please follow and like us: