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Quelle aziende che non hanno coscienza…

Il problema del lavoro e dello sfruttamento minorile è globale, bambini che intrecciano i tappeti indiani e pakistani, i raccoglitori di canna da zucchero in Brasile; quelli di tabacco nel Kazakistan, i baby cercatori d’oro delle miniere del Burkina Faso, bambini nelle miniere di Coltan in Congo, e poi piantagioni di cacao in Africa, e poi bambini nelle fornaci di mattoni in India, bambini che cuciono palloni di cuoio per pochi centesimi in Cina.


Sapete quanto costa un paio di scarpe della Timberland, il cui costo medio sul mercato è di circa 150 euro, un minore percepisce un salario di 45 centesimi di euro, lavora per 16 ore al giorno e dorme nella fabbrica.
La Mattel, la più grande produttrice di giocattoli, tra cui la famosissima Barbie, impiegati bambini e adolescenti sottoposti a turni di lavoro pesantissimi, in locali scarsamente aerati, malsani.
I grandi marchi come Nike, Asics, Disney, Coca Cola, Mattel, potremmo continuare all’infinito.dietro ogni prodotto che finisce nella grande distribuzione globale, molto spesso c’è il sudore ed il sangue di un bambino o una bambina.
Ma come ogni buona regola di mercato, a domanda risponde offerta.


Quello che possiamo fare per limitare questo mercato di piccoli schiavi è evitare di comprare prodotti con la scritta “Made in Taiwan” o “Made in India” o “Made in Bangladesh”…

di Nino Fezza

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