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Rifiuti elettronici: in pericolo la salute di milioni di bambini e donne incinte

Milioni di bambini e donne impegnati nello smaltimento di rifiuti elettronici tossici sono esposti ad agenti tossici pericolosissimi. La denuncia arriva da un nuovo report dell’Organizzazione mondiale della sanità

di Alessia Ferri

L’Organizzazione mondiale della sanità lancia un allarme: è necessario proteggere bambini, adolescenti e donne incinte dai pericoli dei rifiuti elettronici. Questo monito, arriva a seguito della pubblicazione del primo report dell’Oms sull’argomento, Children and Digital Dumpsites (Bambini e discariche digitali).

Dal nuovo documento emerge non solo che sarebbero tantissimi i minori e le donne in gravidanza impiegati nello smaltimento incontrollato di prodotti elettronici, ma anche come questo crei danni irreparabili alla loro salute, a causa soprattutto delle sostanze chimiche utilizzate.

Smaltimento rifiuti elettronici: problema sempre più grave

I volumi di rifiuti elettronici sono in aumento a livello globale. Secondo la Global E-waste Statistics Partnership (Gesp), sono cresciuti del 21% nei cinque anni fino al 2019, quando ne sono stati generati 53,6 milioni di tonnellate. Dati preoccupanti, anche perché destinati a lievitare a fronte della diffusione sempre più ampia di computer, smartphone e altri dispositivi elettronici. Senza contare che si tratta di un settore in cui lo smaltimento sicuro viagga a ritmi bassi e poco incoraggianti.

Sempre secondo la Gesp, nel 2019 solo il 17,4% dei rifiuti elettronici prodotti è stato opportunamente smaltito, impedendo il rilascio nell’ambiente di ben 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Tutto il resto è stato smantellato, smaltito e rimesso a nuovo prevalentemente nei Paesi a basso o medio reddito, in cui le infrastrutture, la formazione e le tutele ambientali e sanitarie sono spesso inesistenti o scarsamente rispettate.

Questo modus operandi espone i lavoratori, le loro famiglie e le comunità a oltre 1.000 sostanze nocive – tra cui piombo, mercurio, nichel e idrocarburi – e a un conseguente maggior rischio di effetti negativi su salute e qualità della vita.

Uno “tsunami di rifiuti elettronici”: il documento di Oms ed E-Waste Coalition

«Con l’aumentare dei volumi di produzione e smaltimento, il mondo affronta quello che un recente forum internazionale ha descritto come un crescente “tsunami di rifiuti elettronici“, che mette a rischio vite e salute», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

«Allo stesso modo in cui ci si è mobilitati per proteggere i mari e i loro ecosistemi dall’inquinamento da plastica e micro plastica, dobbiamo preoccuparci di proteggere la nostra risorsa più preziosa, la salute dei bambini».

Il report è stato prodotto con il contributo e il supporto della E-waste Coalition, un gruppo di dieci agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali, tra cui l’Oms, che si sono unite per aumentare la collaborazione, costruire partenariati e fornire supporto in modo più efficiente agli Stati membri per affrontare la sfida dei rifiuti elettronici.

Le conseguenze sulla salute femminile

Stando al report dell’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbero 12,9 milioni le donne impiegate in questo settore, e quindi esposte a rifiuti elettronici tossici, in grado di mettere a rischio loro e i futuri bambini non ancora nati.

Per una donna in stato di gravidanza, questo può influire in modo drammatico sulla salute e sullo sviluppo del nascituro, nonché sulla vita stessa, visto che i potenziali effetti negativi includono nati morti, parti prematuri e basso peso e altezza alla nascita.

Inoltre, l’esposizione al piombo è stata associata a punteggi di valutazione neurologica comportamentale neonatale significativamente ridotti, aumento dei tassi di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd), problemi comportamentali, cambiamenti nel temperamento del bambino, difficoltà di integrazione sensoriale e riduzione cognitiva e del linguaggio punteggi.

L’impatto dei rifiuti elettronici su bambini e adolescenti

Il numero di bambini e adolescenti che svolgano questa attività è ancora più alto, visto che si parla di 18 milioni, tra cui non mancano piccoli di appena 5 anni, ritenuti particolarmente utili grazie alle loro piccole dita in grado di maneggiare i diversi componenti con più facilità.

Coinvolti nell’attività quasi sempre direttamente dai genitori, vivono, vanno a scuola e giocano vicino ai centri di riciclaggio, esponendosi costantemente a esalazioni chimiche, principalmente piombo e mercurio.

I danni potenziali sono altissimi e ancora maggiori di quelli che interessano gli adulti perché un organismo in fase di sviluppo è più vulnerabile e meno in grado di metabolizzare ed eliminare sostanze tossiche.

I più comuni riguardano le capacità intellettive, ma non mancano cambiamenti nelle funzioni polmonari e respiratorie, danni al Dna, ridotta funzionalità tiroidea e aumento del rischio di alcune malattie croniche nel corso della vita, come cancro e patologie cardiovascolari.

«Un bambino che mangia un uovo di gallina nei pressi delle discarica ghanese di Agbogbloshie assorbe 220 volte il limite giornaliero stimato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare per quanto riguarda le diossine clorurate», ha affermato Marie-Noel Brune Drisse, principale autore del report.

Razzismo ambientale: l’Europa smaltisce i rifiuti in Africa

Alla fine del 2020, su diverse riviste specializzate, i ricercatori Ifesinachi Okafor-Yarwood della University of St Andrews e Ibukun Jacob Adewumi, esperto di “gestione marina ed economia blu” hanno pubblicato un articolo sul tema, denunciando quello che definiscono razzismo ambientale.

La loro teoria si basa sull’ipotesi che l’Occidente, per evitare di pagare le ingenti somme necessarie allo smaltimento in sicurezza dei rifiuti tecnologici, non si faccia scrupoli a riversare i propri scarti in Africa, aggirando le procedure e non preoccupandosi delle conseguenze sulla salute degli abitanti.

Particolarmente critiche le situazioni in NigeriaGhana e Costa d’Avorio.

Rifiuti elettronici in Africa: la situazione in Nigeria e Ghana

Ogni mese circa 500 carichi di container, ciascuno contenente 500.000 pezzi di dispositivi elettronici usati, entrano in Nigeria provenienti da Europa, Stati Uniti e Asia.

Cifre molto simili in Ghana. In entrambi i luoghi, poiché l’elettronica non viene smaltita correttamente, questi rifiuti causano l’immissione di enormi quantità di inquinamento nell’ambiente, aumentando il rischio di malattie respiratorie, della pelle, infezioni agli occhi e cancro, non solo per coloro che lavorano direttamente allo smaltimento, ma anche per chi vive nelle vicinanze.

In Costa d’Avorio 100mila malati e 15 morti di rifiuti elettronici

Un caso limite, dice ancora il report, è quello della Costa d’Avorio. Nel 2006 Trafigura, una compagnia petrolifera multinazionale con sede nei Paesi Bassi, non volendo pagare 500.000 euro per smaltire i propri rifiuti tossici nel proprio paese, si è rivolta a un appaltatore ivoriano che per 18.500 euro lo ha fatto in oltre 12 località intorno ad Adibjan, affermando che non si trattasse di materiale tossico.

Successivamente, però, oltre 100.000 persone si ammalarono e 15 morirono. Sebbene il governo ivoriano abbia ricevuto una somma importante di denaro come risarcimento da parte della compagnia, pochissimi ne hanno beneficiato.

L’appello dell’Organizzazione mondiale della sanità

L’Organizzazione mondiale della sanità chiede un’azione efficace e corale da parte delle aziende e dei governi, volta a garantire lo smaltimento ecologicamente corretto dei rifiuti elettronici e la salute e la sicurezza dei lavoratori.

L’Oms ritiene inoltre indispensabile facilitare un migliore riutilizzo dei materiali e incoraggiare la produzione di apparecchiature elettroniche ed elettriche più durevoli.

Non manca un invito alla comunità sanitaria internazionale ad agire per ridurre gli effetti negativi sulla salute causati dai rifiuti elettronici, monitorando l’esposizione tossica tra bambini e donne, aumentando la consapevolezza dei potenziali benefici associati al riciclaggio e lavorando con le comunità colpite.

«I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di crescere e imparare in un ambiente sano e l’esposizione ai componenti tossici dei rifiuti elettrici ed elettronici ha un indiscutibile impatto su questo diritto», dice Maria Neira, direttrice del Dipartimento dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e della salute presso l’Oms.

«Il settore sanitario può svolgere un ruolo fornendo leadership e advocacy, conducendo ricerche, influenzando i responsabili politici, coinvolgendo le comunità e raggiungendo altri settori per chiedere che le preoccupazioni per la salute siano al centro delle politiche sui rifiuti elettronici».

Osservatorio Diritti

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