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Scusatemi tanto se non sono affogato anch’io…

Il bambino arrivato a Genova, salvato in extremis mentre alcuni migranti erano già caduti in acqua e morti mentre aspettavano i soccorsi arrivati in ritardo.

Non c’è solo l’Italia. C’è Malta e c’è anche la Tunisia. Tutti paesi che chiudono i porti.
Così mercantili, pescherecci e qualsiasi altro tipo di nave privata sanno benissimo che soccorrere i naufraghi potrebbe diventare un grande danno economico, perché una volta salvate le vite resterebbero ostaggio – come è già successo – dei vari governi che le lascerebbero a largo in attesa di trovare una soluzione.Un rimorchiatore che ha salvato dalla morte un gruppo di naufraghi è fermo da giorni davanti alle coste tunisine in attesa di una autorizzazione allo sbarco che non arriva.

Infine quello che tutti sanno e che tutti negano: le nostre unità militari hanno l’ordine di tenersi il più possibile a distanza per non interferire nelle attività della sedicente Guardia Costiera libica, che nella migliore delle ipotesi (migliore per modo di dire) riporta i naufraghi nelle grinfie degli aguzzini o nella peggiore interviene in ritardo quando qualcuno è già affogato.
Il numero dei morti non è diminuito. Ma il numero dei morti ufficiali. Di tanti, partiti e affogati da soli nel mare senza che nessuno tendesse loro una mano non si sa nulla e non importa nulla.

Questo bambino è arrivato a Genova salvato dalla Marina Militare mentre il barcone su cui era partito imbarcava acqua,
Lui e – per fortuna – tanti degli occupanti sono vivi. Ma qualcuno è morto aspettando soccorsi che sono arrivati in ritardo. In grandissimo ritardo…

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