Browse By

Siria, dieci anni di guerra. La Spoon River dei bambini

Rifugiati in Siria

Tra il 2011 e il 2020 circa 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti; più di 5.700 bambini sono stati reclutati nei combattimenti; più di 1.300 strutture sanitarie e scolastiche sono stati attaccati

di Umberto De Giovannangeli

Mettete in fila dodicimila foto. Uno spazio sterminato. Le foto di dodicimila bambini morti o feriti dalle bombe, da attacchi chimici, da cecchini che facevano di loro un bersaglio da luna park. Bambini morti di stenti, di freddo, di paura. O ridotti a scheletri viventi, come i bambini nei lager nazisti. Dodicimila bambini siriani.

Un bilancio che spezza il cuore

Mentre il conflitto in Siria entra nel decimo anno l’Unicef ricorda che la guerra nel paese ha lasciato le vite e il futuro di una generazione di bambini appesi a un filo. La situazione per molti bambini e le loro famiglie rimane precaria: circa il 90% dei bambini ha bisogno di assistenza umanitaria, con un incremento del 20% rispetto allo scorso anno.

Dieci anni di conflitto hanno avuto un terribile impatto sui bambini e le famiglie in Siria:

Secondo dati verificati tra il 2011 e il 2020:

Circa 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti;

Più di 5.700 bambini – alcuni anche di 7 anni – sono stati reclutati nei combattimenti;

Più di 1.300 strutture sanitarie e scolastiche e relativo personale sono stati attaccati;

Nell’ultimo anno, il prezzo medio del paniere alimentare è aumentato del 230%;

I numeri segnalati di bambini che presentano sintomi di stress fisico sono raddoppiati nel 2020 a causa della continua esposizione a violenza, shock e traumi che hanno avuto un significativo impatto sulla salute mentale dei bambini, con conseguenze di breve e lungo periodo.

Oltre mezzo milione di bambini sotto i 5 anni in Siria soffrono di ritardi nello sviluppo a causa della malnutrizione cronica;

Circa 2,45 milioni di bambini in Siria e altri 750.000 bambini siriani nei paesi vicini non vanno a scuola, il 40% sono ragazze e/o bambine.

“Questo non può essere solo un altro triste anniversario, messo in secondo piano dalla comunità internazionale, mentre i bambini e le famiglie in Siria continuano a lottare”, ha dichiarato il Direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore. “I bisogni umanitari non possono aspettare. La comunità internazionale dovrebbe fare ogni sforzo per portare la pace in Siria e sollecitare sostegno per i bambini”.

La situazione nel nord della Siria è particolarmente preoccupante. Nel nordovest milioni di bambini sono sfollati e molte famiglie sono dovute scappare diverse volte dalle violenze, alcune anche per 7 volte, alla ricerca di un posto sicuro. Hanno sofferto un altro lungo inverno – combattendo contro severe condizioni atmosferiche comprese piogge torrenziali e neve – vivendo in tende, rifugi e edifici distrutti o mai terminati. Più del 75% delle gravi violazioni sono state registrate nel 2020 nel nordovest del paese.

Nel campo di Al-Hol e nel nordest della Siria, 27.500 bambini di almeno 60 nazionalità e migliaia di bambini siriani associati a gruppi armati sopravvivono in campi e in centri di detenzione. Recentemente si sono verificate violenze ad Al Hol, mettendo a rischio le vite di questi bambini e sottolineando il bisogno di soluzioni di lungo periodo che comprendano il reintegro nelle comunità locali o rimpatri dei bambini nei propri paesi di origine in sicurezza.

Inoltre, il numero di bambini rifugiati nei paesi vicini – che continuano generosamente ad ospitare l’83% del numero totale di rifugiati siriani a livello globale – è incrementato più di 10 volte fino a raggiungere i 2,5 milioni dal 2012, mettendo ulteriore pressione sulle comunità già in difficoltà.

In questi 10 anni, l’Unicef ha ampliato le sue operazioni di risposta alla crisi in Siria per rispondere ai bisogni immediati e di lungo periodo. Solo nel 2020 e nonostante significative sfide, inclusa la rapida evoluzione della pandemia da Covid-19, l’Unicef ha continuano a fornire assistenza umanitaria salvavita ai bambini e alle famiglie in Siria e nei paesi vicini:

Circa 900.000 bambini hanno ricevuto vaccinazioni di routine o contro il morbillo;

Oltre 400.000 bambini sono stati raggiunti con supporto psicosociale;

Oltre 3,7 milioni di bambini hanno avuto accesso a istruzione formale e informale;

Oltre 5,4 milioni di persone hanno avuto accesso ad acqua sicura grazie al potenziamento dei sistemi di approvvigionamento idrico;

Più di 55 milioni di persone sono state raggiunte con informazioni sulle misure sanitarie di sicurezza in risposta alla pandemia da Covid-19.

Con il 10° anno di guerra in Siria, l’Unicef ricorda alle parti in conflitto, a tutte le parti che possono avere un’influenza e a tutta la comunità internazionale che:

Le organizzazioni umanitarie come l’Unicef hanno urgente bisogno di supporto e fondi per garantire assistenza ai bambini della Siria. L’Unicef ha bisogno di 1,4 miliardi di dollari per la risposta in Siria e nei paesi vicini nel 2021.

I bambini associati a gruppi armati, soprattutto coloro che vivono nel nordest del paese, devono essere reintegrati nelle comunità locali. I bambini di altre nazionalità devono essere rimpatriati in sicurezza nei paesi di origine;

Le parti in conflitto devono evitare attacchi su bambini e infrastrutture civili, comprese scuole, ospedali, cliniche e punti di approvvigionamento idrico;

Chiediamo il rinnovo della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’assistenza transfrontaliera che permette di continuare a fornire assistenza salvavita attraverso i confini della Siria;

Non ci sono vincitori in questa guerra e la perdita più grande è per i bambini della Siria. È ora che le parti in conflitto abbassino le armi e avviino un tavolo di negoziazione. Pace e diplomazia sono l’unica strada per uscire da questo abisso.

Nonostante le incredibili sfide che hanno affrontato, i bambini e giovani della Siria ci insegnano cosa significano perseveranza e determinazione”, dichiara Ted Chaiban, Direttore Regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. “La loro determinazione a imparare, a superare le difficoltà e a costruire un futuro di pace è ammirevole. Da 10 anni, l’Unicef supporta il popolo siriano e i paesi ospitanti in una delle guerre più devastanti della storia recente. Continueremo ad essere presenti per i bambini della Siria e le comunità ospitanti e contiamo su un generoso supporto della comunità internazionale“.

Testimonia Andrea Iacomini, portavoce dell’ Unicef Italia: “ Sono 10 anni che faccio il portavoce dell’Unicef Italia. 10 anni di guerra in Siria proprio oggi. Ho iniziato cercando di parlare di questi poveri innocenti massacrati dalle bombe. Dicono 12 mila bambini morti. Accertati, ma sono molti di più, per me. Almeno 5 volte di più. Ma che dico….10 volte di più1. Un conflitto infinito di cui temo si parlerà anche quando non sarò più nel mio ruolo. Ho visitato tutti i paesi limitrofi della diaspora. Grazie a colleghi straordinari ho conosciuto un popolo con una forza incredibile ma che merita pace, come il cuore di chi tiene ancora accesa la miccia di questa assurda guerra”..

Povertà, dispersione scolastica, malnutrizione e attacchi indiscriminati. A pochi giorni dal decimo anniversario dell’inizio del conflitto in Siria, scoppiato il 15 marzo del 2011, le condizioni di milioni di bambini restano drammatiche, nonostante alcune aree siano state pacificate dopo la sconfitta dello Stato Islamico e molti gruppi ribelli e terroristici si siano ritirati dalle regioni del nord.

Il rapporto di Save the Children

Una fotografia di questa infanzia negata su larga scala è stata scattata da Save the Children con il rapporto diffuso ieri e intitolato “Ovunque, ma non in Siria”. Un dossier pubblicato nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”, promossa dall’organizzazione internazionale. Nel rapporto si sottolinea che in Siria almeno 2 milioni di bambini sono tagliati fuori dalla scuola e altri 1,3 milioni rischiano fortemente di perdere l’istruzione. L’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e 6,2 milioni di bambini rischiano di restare senza cibo. Sono inoltre almeno 137 mila i minori sotto i cinque anni colpiti da malnutrizione acuta.

I danni della guerra

Peggiorano le condizioni socio-economiche e proseguono anche le violenze legate alla guerra civile. “Solo nel 2020 – si legge nel rapporto – i minori sono stati vittime di oltre 2.600 gravi violazioni nei loro confronti. Sono stati uccisi o sono rimasti gravemente feriti 1.454 bambini. Sono stati registrati, in un solo anno, 157 gli attacchi armati contro le scuole. In quasi 1 famiglia siriana su 3, i figli mostrano “evidenti segnali di stress psicosociale”.

Le condizioni dei rifugiati

Quasi 9 bambini rifugiati siriani su 10 tra coloro che oggi vivono in Giordania, Libano, Turchia e Paesi Bassi e che sono stati ascoltati nell’ambito dello studiodi Save the Chidren, non vogliono tornare in Siria. E tra i bambini sfollati, che si trovano attualmente tra i confini del Paese, 1 su 3 preferirebbe vivere altrove. Dall’inizio del conflitto, quasi 6 milioni di siriani hanno trovato rifugio all’estero, la maggior parte dei quali nei Paesi confinanti. Altri 6 milioni e mezzo di siriani sono invece sfollati interni. Resta incerto il bilancio delle vittime provocate dalla guerra in Siria. Secondo alcune fonti, i morti complessivamente sono almeno 380 mila. Secondo altre, invece, sono più di 500 mila.

La dispersione scolastica

Anche all’estero bambine e bambini siriani fanno i conti uno scarso accesso all’istruzione. Lo confermano 2 minori su 5 tra quelli ascoltati da Save the Children. In Libano, per esempio – si sottolinea nel rapporto – il 44% dei minori siriani non va a scuola. La percentuale è del 36% in Giordania e del 35% in Turchia, Paese che ospita attualmente 3,7 milioni di rifugiati siriani e più di 300 mila richiedenti asilo. Di questi, il 46% sono bambini. Più di 1 bambino su 4, tra tutti quelli intervistati, ha detto che il suo più grande sogno è la fine del conflitto. Per il 18%, il maggiore desiderio è quello di andare a scuola e continuare a studiare.

Ungaro: pace premessa di ogni diritto

Il 15 marzo saranno 10 anni di una guerra devastante, combattuta anche con l’intervento di forze esterne la cui agenda non va nella direzione della soluzione del conflitto”. È quanto sottolinea il portavoce di Save the Children Italia, Filippo Ungaro, indicando anche le responsabilità della comunità internazionale. “La pace – prosegue – è la premessa di tutto per crearsi delle opportunità, ma anche semplicemente per andare a scuola e curarsi”. Per questo motivo, secondo Ungaro, servono passi politici importanti sia a livello nazionale sia internazionale. Nel frattempo, è necessario “aumentare gli aiuti umanitari, garantire l’ingresso nelle aree più rischio e nei campi profughi e tutelare le scuole e gli ospedali”. “In una situazione di conflitto, i bambini devono essere assolutamente protetti”.

Il portavoce della sezione italiana di Save the Children riferisce anche del lavoro sul campo fatto dalle organizzazioni umanitarie. Spesso devono fornire anche il supporto psicologico ad una generazione di bambini che ha conosciuto solo la guerra. “Chi nasce e cresce con il conflitto – sottolinea Ungaro- avrà molte difficoltà ad affrontare la vita”. Un’altra minaccia sta inoltre insidiando i campi profughi e tutta la società siriana: “Nelle strutture per sfollati si sta diffondendo il coronavirus in situazioni non ottimali per affrontare una pandemia. Distanziamento inesistente, mancanza di dispositivi e ossigeno, assenza di reparti di terapia intensiva, sono tutti elementi preoccupanti. Il Covid ha complicato la situazione in un Paese martoriato, dove le infrastrutture sono distrutte e dove le strutture sanitarie non riescono ad affrontare l’emergenza”.

Questa guerra orribile e infinita, che dopo dieci anni continua ad avere conseguenze disastrose sulla popolazione, sta strappando l’infanzia dalle mani di milioni di bambini siriani – incalza Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children -. Tutto questo è semplicemente inaccettabile: il mondo non può voltarsi dall’altra parte mentre i bambini vengono derubati del loro futuro. Questo conflitto prolungato rischia di avere conseguenze anche a lungo termine sulla vita e sullo sviluppo dei minori, sia in Siria che negli altri Paesi. Tutti i bambini siriani hanno bisogno di sentirsi protetti e al sicuro. Bisogna fare di tutto per ricostruire il loro futuro e restituire quell’infanzia alla quale hanno diritto”.

Globalist

Please follow and like us: