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Troppa fame, pane in cambio di sangue: in Africa le donazioni funzionano con lo scambio…

Qui di bianchi se ne vedono pochi e quando arrivano e’ anche un po’ una festa” ride Yanick Mamadou, il tecnico di laboratorio che oggi sta coordinando la raccolta di sangue nell’ottavo “arrondissement”. È solo un attimo di pausa, all’ombra di un mango, a pochi passi da bambini che si lanciano zainetti e uno striscione con scritto in bianco e rosso: “Sang donne’ e’gal vie sauve’e”.

Che in gioco ci siano “vite da salvare” Mamadou lo spiega contando le sacche di sangue gia’ riempite: sette in un’ora, per mezzogiorno si dovrebbe arrivare a 40. Questo tecnico, laureato in Scienze della salute, sulla trentina, lavora per il Centre national de transfusion sanguine che a Bangui tutti chiamano “Cnts”.

Accanto a lui c’è Alessandro Manno, responsabile locale di Emergency, l’ong che ormai da cinque anni sta sostenendo la campagna. “Facciamo sensibilizzazione nei quartieri spiegando perché la donazione del sangue puo’ salvare vite” dice il cooperante. Convinto che pero’, nelle periferie e nei quartieri poveri, a spingere sia più la fame che la consapevolezza. “A ogni donatore sono regalate due scatole di sardine, con l’aggiunta di un filoncino di pane e un succo di frutta” spiega Manno: “Valgono all’incirca 1.600 franchi, più o meno due euro e mezzo, non cosi’ poco in un Paese dove una persona su quattro soffre la fame”.

Per donare, sotto il mango, c’è la fila. Ragazzi e adulti, uomini e donne, che in cambio di una baguette aiutano chi sta male. Terminata la raccolta, le sacche di sangue sono trasportate nel laboratorio del Ctns. Gabriella Ouango, i capelli riuniti in una coda, sta preparando i test per le analisi del sangue. In media risulta “positiva” una sacca su cinque, per l’epatite b, l’hiv, l’epatite c o la sifilide.
I reagenti sono stati importati grazie a un finanziamento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che per quest’anno ammonta a 365mila euro. “Un contributo importante, che ha permesso di rilanciare le attivita’ del Cnts” sottolinea Manno. “Quando abbiamo cominciato, in condizioni precarie a causa della guerra civile, siamo riusciti a consegnare 7mila sacche in un anno; nel 2019 contiamo di arrivare a quota 20mila”.

Il sangue per le trasfusioni, poi, è gratis. A beneficiarne sono anche i bambini ricoverati al Complexe Pediatrique o i malati di drepanocitosi, una forma di anemia ereditaria che nella Repubblica Centrafricana colpisce piu’ che altrove. “Una trasfusione costerebbe all’incirca 4mila franchi, almeno sei euro” conferma Lorna Nguilelo, direttore di un centro specializzato inaugurato a Bangui alcuni mesi fa: “I nostri pazienti ne hanno bisogno di continuo, almeno cinque o sei volte l’anno”…

globalist.it

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