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Ustica 1980: fu missile francese o americano?

La strage di Ustica, ancora senza colpevoli, è una ferita aperta. Dopo 40 anni di silenzi, almeno 13 morti sospette attorno all’oscura vicenda, bugie e reticenze da parte dei nostri alleati, le 81 vittime di quel 27 giugno attendono ancora di sapere se costituiscono un “danno collaterale” in un’operazione di guerra in tempo di pace.

di Francesco Ditaranto

Guerra segreta nei cieli italiani
C’era un gran traffico la sera del 27 giugno 1980 nei cieli del Tirreno. Il DC9 Itavia, con a bordo 81 persone tra passeggeri e personale di bordo, partito in ritardo da Bologna in direzione Palermo, fu abbattuto da un missile. Le 81 persone a bordo del vettore morirono in pochi istanti. Questa è la verità storica alla quale, però, manca un tassello, fondamentale. Chi ha abbattuto il DC9? E perché?
Sgombrato il campo da tesi fantasiose come quella del cedimento strutturale dell’aereo o della bomba piazzata all’interno del vettore da un invisibile terrorista, talmente preparato da poter prevedere il ritardo di due ore per le avverse condizioni climatiche e regolare il timer dell’ordigno di conseguenza, resta oggi da capire se, in parole molto semplici, mentre si giocava alla guerra in tempo di pace, il missile che uccise 81 civili era francese o americano.
Il giudice Priore, grazie al quale si poté far luce almeno sulla dinamica dell’abbattimento del DC9, ha lasciato intendere che non sia da escludere una responsabilità diretta dei francesi nella vicenda.

Tensioni e strategie occulte
Si deve però fare un passo indietro per capire quale fosse il contesto internazionale all’interno del quale l’abbattimento dell’aereo civile è avvenuto. Gheddafi costituiva un enorme problema per la maggior parte dei paesi occidentali. Era un problema, di primaria importanza, per la Francia che con la Libia combatteva di fatto una guerra non dichiarata nel Sahel. Lo era per gli Stati Uniti, per la Gran Bretagna e anche per il nuovo Egitto di Sadat. Con il nostro paese, invece, Gheddafi conservava relazioni differenti. Il colonnello possedeva il 13% della Fiat. Roma, dunque, giocava su due tavoli, sperando che gli alleati Nato non scoprissero i rapporti stretti che continuava a mantenere con il leader libico.

Gheddafi bersaglio francese già allora
Quel 27 giugno, Gheddafi, molto probabilmente di ritorno dalla Bulgaria dove aveva concluso l’acquisto di una partita di armi, per tornare in patria approfittò del corridoio, riservato ai voli civili, che il DC9 gli aveva inconsapevolmente offerto. Francesi e americani sapevano del doppio gioco italiano e sapevano che Gheddafi stava utilizzando quel corridoio sul Tirreno, schermando la sua presenza con l’“ombra” del DC9 sui radar. Mig libici volavano sotto il DC9 diventando così invisibili. Francesi e americani volevano fare fuori il colonnello o almeno volevano dare una lezione ai libici e cominciò la battaglia aerea. Il 18 luglio successivo, un Mig 23 libico, abbattuto, sarà ritrovato sui monti della Sila. Secondo l’autopsia, le condizioni del cadavere del pilota, in stato di avanzatissima decomposizione, rimanderebbero a una morte avvenuta almeno tre settimane prima, intorno al 27 giugno. Le 81 vittime del DC9 Itavia, sarebbero dunque morte per errore. La battaglia aerea era stata scatenata per colpire un altro obiettivo.

Base aerea di Solenzara in Corsica
Iniziò da subito il valzer delle menzogne, ben più che reticenze, da parte francese, da parte americana e non solo. Gli Statunitensi negarono che la portaerei Saratoga fosse uscita dal porto di Napoli o avesse “lanciato” aerei caccia quella sera, i testimoni oculari che sostenevano un’altra verità, per la maggior parte, però, ritrattarono. I Francesi affermarono di non aver compiuto operazioni aeree dopo le 17.00 di quel 27 giugno, con specifico riferimento alla base aerea di Solenzara, in Corsica, che, dichiarò il governo dell’allora presidente Giscard d’Estang terminava le sue attività proprio nel primo pomeriggio. Peccato che il generale Bozzo, strettissimo collaboratore del generale Dalla Chiesa, fosse in vacanza da quelle parti e affermò di aver visto decollare aerei da guerra fino a dopo la mezzanotte di quel giorno proprio dalla base di Solenzara. Questa menzogna è stata sostenuta dai governi che si sono avvicendati in Francia fino al 2014 quando il presidente Hollande decise di togliere il segreto di stato sulla vicenda e 14 ufficiali francesi in servizio quella notte poterono, finalmente, essere interrogati.

Portaerei di paternità ignota
Allo stesso modo, non è da escludere che in quel tratto di Mediterraneo così trafficato, quella notte, ci fossero anche le portaerei Clemenceau e Foch. Insomma, c’era una portaerei in quella parte, ristretta, del Mar Tirreno, lo raccontano numerose testimonianze concordanti. Eppure, non è ancora chiaro se si trattasse della statunitense Saratoga o delle due francesi appena citate. Dopo la disponibilità a collaborare espressa da Hollande, qualcosa in Francia ha cominciato a muoversi. Nel 2016 un documentario andato in onda su Canal Plus, sottolineava quanto gravi fossero state le omissioni e le bugie da parte di Parigi e, per la prima volta, paventava una responsabilità francese nell’abbattimento dell’aereo civile italiano.

Due frecce tricolori in meno
Qualcosa di più, di quella serata di giugno, avrebbero potuto raccontarla i piloti dell’aeronautica militare Nutarelli e Naldini, che quella sera erano in volo e, molto probabilmente si accorsero dei Mig libici (o del Mig libico) che volava sotto il DC9, visto che rientrarono alla loro base in Toscana dopo aver lanciato l’allarme riguardo a quella inusuale presenza. I due, però, morirono alla vigilia del loro interrogatorio, in un incidente durante l’esibizione delle Frecce Tricolori, nel 1988, a Rammstein, in Germania.

“L’abbattimento del DC9 fu un atto di guerra. Le vittime, tutte civili, furono 81. Resta da scoprire di che nazionalità fosse chi ha premuto il pulsante che ha lanciato il missile contro un aereo civile in tempo di pace.”

REMOCONTRO

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