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Ventisei ore senza spese militari, 34 milioni di persone salvate dalla fame

Sulla base di questo impietoso calcolo, Oxfam e altre 250 organizzazioni umanitarie, con una lettera aperta rivolgono un appello ai leader mondiali per scongiurare la catastrofe umanitaria nei paesi poveri

di Umberto De Giovannangeli

Chiudete per un momento gli occhi. E immaginate. E pensate: se i governi rinunciassero alle spese militari per sole 26 ore, avremmo 5,5 miliardi di dollari a diposizione per salvare 34 milioni di persone dalla fame nei prossimi mesi in paesi piegati da guerra, pandemia e cambiamenti climatici.

Sulla base di questo impietoso calcolo, Oxfam e altre 250 organizzazioni umanitarie, con una lettera aperta rivolgono un appello ai leader mondiali per scongiurare la catastrofe umanitaria in paesi come Yemen, Afghanistan, Etiopia, Sud Sudan, Burkina Faso, Nigeria, a un anno esatto dall’allarme delle Nazioni Unite sull’aumento esponenziale della fame.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, già a fine 2020, 270 milioni di persone erano sull’orlo della carestia. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia – Ebbene 174 milioni di persone in 58 paesi stanno già rischiando di morire di malnutrizione e questo numero potrebbe aumentare nei prossimi mesi, senza un intervento immediato da parte della comunità internazionale. 80 paesi su 100 in cui le agenzie delle Nazioni Unite intervengono sono colpiti da conflitti. Bisogna spezzare il nesso mortale guerra-fame e simbolicamente noi chiediamo di farlo, smettendo di vendere armi anche solo per un giorno.”

Mentre calano gli aiuti, i prezzi dei beni alimentari sono ai livelli più alti degli ultimi 7 anni. I conflitti restano la prima causa della fame

Mentre le guerre continuano ad essere la prima causa della fame nel mondo, la spesa militare è di circa 1.900 miliardi di dollari all’anno a livello globale con una contrazione degli aiuti nelle regioni più vulnerabili in costante stato di emergenza umanitaria e i prezzi medi dei beni alimentari che, a livello globale, hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 7 anni.

Nel primo trimestre del 2021, i grandi donatori internazionali hanno stanziato solo il 6,1% dei 36 miliardi di dollari richiesti dalle Nazioni Unite per fronte alle più gravi emergenze umanitarie in corso, mentre per la lotta alla fame aggravata dalla pandemia hanno destinato appena 415 milioni (il 5,3%) dei 7,8 miliardi di dollari necessari ad evitare milioni di morti. Anche l’Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, è passata da oltre 108 milioni di aiuti bilaterali per far fronte all’insicurezza alimentare nei paesi poveri nel 2018, a poco più di 66 nel 2019.
“I paesi più ricchi stanno tagliando gli aiuti alimentari anche se milioni di persone sono allo stremo – continua Petrelli – Ebbene questo rappresenta un fallimento politico e morale, è necessario un immediato cambio di prospettiva: la fame nel mondo non è solo e tanto mancanza di cibo, quanto mancanza di uguaglianza”.

Voci dall’inferno

“Quando gli operatori delle organizzazioni umanitarie che ci stanno aiutando sono arrivati, credevano che avessimo cibo perché vedevano fumo uscire dalla cucina. – racconta Fayda che vive nel governatorato di Lahi in Yemen – In realtà stavo bollendo solo acqua con delle erbe aromatiche, perché era tutto quello che avevo per i miei figli. Molte volte ho pensato di togliermi la vita di fronte al senso di impotenza che provo, ma non lo faccio proprio per i miei figli”.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che in Yemen, dopo oltre 6 anni di guerra, è in corso la più grave carestia degli ultimi decenni nel mondo, con oltre 16 milioni di persone senza cibo e più di 2,2 milioni di bambini che potrebbero essere colpiti da grave malnutrizione nel 2021. Da qui l’appello urgente ai leader mondiali da parte delle organizzazioni che come Oxfam sono al lavoro in Yemen, Africa e nelle più gravi crisi umanitarie per soccorrere la popolazione.

I leader mondiali intervengano perché l’appello per un cessate il fuoco globale sia rispettato

Quando è scoppiata l’emergenza Covid, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha chiesto un cessate il fuoco globale per affrontare la pandemia, ma pochi governi si sono impegnati ad attuarlo o farlo rispettare.

– aggiunge Petrelli – Per questo, ancora una volta, lanciamo un appello urgente ai leader mondiali affinché lavorino da subito per trovare soluzioni durevoli e sostenibili ai conflitti in corso, consentendo alle organizzazioni umanitarie di poter soccorrere la popolazione anche nelle aree più difficili da raggiungere”.
Lettera aperta agli Stati e ai loro Leader da parte delle organizzazioni della società civile che lavorano con e per i 270 milioni di persone che soffrono la fame o la carestia in tutto il mondo.

Ogni giorno assistiamo a storie di sofferenza e di resilienza. In Yemen, Afghanistan, Etiopia, Sud Sudan, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Honduras, Venezuela, Nigeria, Haiti, Repubblica centrafricana, Uganda, Zimbabwe, Sudan e in altri Paesi, aiutiamo le persone che fanno tutto il possibile per riuscire a sopravvivere anche solo un giorno in più.

Ogni giorno lavoriamo con persone che sarebbero pienamente in grado di produrre o guadagnare abbastanza da sfamare sé stesse e le loro famiglie. Queste persone non stanno morendo di fame, sono lasciate morire di fame. Queste ragazze, ragazzi, uomini e donne, stanno morendo di fame a causa dei conflitti e della violenza; delle diseguaglianze; a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici; della perdita di terreni, di posti di lavoro o di prospettive; a causa dell’impatto del Covid-19 che li ha lasciati ancora più indietro.

Ogni giorno vediamo che sono le donne e le ragazze a pagare il prezzo più caro.

Sebbene ogni giorno condividiamo storie e forniamo prove concrete di fame e dei crescenti bisogni umanitari, non vediamo corrispondere un’azione urgente e sufficiente che fornisca le risorse necessarie per la risposta. Il divario crescente tra gli enormi bisogni a cui assistiamo e l’assistenza limitata che siamo in grado di offrire, minaccia di spazzare via ciò che resta della speranza. Non possiamo permettere che ogni speranza vada perduta.

Sono le azioni umane che causano carestia e fame e sono le nostre azioni che possono ridurre gli impatti peggiori. Dobbiamo tutti fare la nostra parte. Ma voi, in quanto leader, stati e governi avete una responsabilità particolare, e vi chiediamo di agire ora.

Vi invitiamo a mettere a disposizione gli ulteriori 5,5 miliardi di dollari per l’assistenza alimentare urgente necessari per raggiungere più di 34 milioni di ragazze, ragazzi, donne e uomini in tutto il mondo che sono a un passo dalla carestia. Questa assistenza deve iniziare subito e deve raggiungere, ora e nella maniera più diretta possibile, le persone più bisognose in modo che possano agire per nutrirsi oggi e in futuro. Tutti i paesi dovrebbero contribuire pienamente ed equamente, ma senza togliere risorse necessarie a soddisfare altri urgenti bisogni umanitari.

Vi preghiamo di intensificare gli sforzi e di lavorare con tutte le parti per porre fine ai conflitti e alla violenza in tutte le sue forme. L’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale deve essere immediatamente ascoltato. L’assistenza umanitaria deve poter raggiungere le comunità senza ostacoli o impedimenti, in modo da poter sostenere con urgenza i più bisognosi.

Vi esortiamo a investire nella riduzione di povertà e fame, per dare alle persone gli strumenti di cui hanno bisogno per costruirsi un futuro più resiliente, per adattarsi in modo sostenibile ai cambiamenti climatici e proteggersi dagli shock del Covid-19. Questo contribuirà a prevenire futuri conflitti e sfollamenti. Questo eviterà la fame e le carestie future.

Non c’è posto per la carestia e la fame nel 21 ° secolo. La storia ci giudicherà tutti in base alle azioni che intraprenderemo oggi”.

Così la lettera aperta.

Sì, la storia ci giudicherà tutti. E nessuno, potrà dire: non sapevo.

E per chi non ha smesso di immaginare, sognare, lottare per un mondo più giusto, valgono le parole (tradotte) di “Imagine” di John Lennon

Immaginate che non ci sia alcun paradiso
Se ci provate è facile
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il cielo
Immaginate tutta le gente
Che vive solo per l’oggi

Immaginate che non ci siano patrie
Non è difficile farlo
Nulla per cui uccidere o morire
Ed anche alcuna religione
Immaginate tutta la gente
Che vive la vita in pace

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità

Immaginate che non ci siano proprietà
Mi domando se si possa
Nessuna necessità di cupidigia o brama
Una fratellanza di uomini
Immaginate tutta la gente
Condividere tutto il mondo

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità”
.

Globalist

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