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Afghanistan: tregua finta, guerra vera, virus e carestia

di Piero Orteca

Raffica di attentati in tutto il Paese. Praticamente cancellato il fragile accordo di tregua a spinta elettorale per Trump. Dopo la pandemia si rischia una carestia dagli effetti devastanti.

Niente di nuovo sul fronte orientale
Erich Maria Remarque avrebbe detto: “All’ovest niente di nuovo”. E invece no. Se idealmente ci si trasferisce dalle trincee piene di fango della Somme, nella Prima guerra mondiale, fin nel cuore dell’Asia Centrale, anche là potremmo essere tentati di dire: “In Afghanistan niente di nuovo”. Ma tutti gli specialisti sapevano che il colpo di coda terroristico era solo questione di tempo. Avevamo scritto in tempi non sospetti che le trattative per una tregua tra gli americani e talebani avevano portato alla stesura di un impegno siglato sul ghiaccio. E questo per diverse ragioni, tra cui la più importante è sicuramente quella della mancanza di un interlocutore affidabile che rappresenti tutta la galassia “pashtun”. Gli scanna pecore talebani, che sono figli di una cultura tribale verniciata di islamismo, non hanno solo nemici esterni, ma soffrono anche di atavici conflitti tra i vari clan. E spesso il Corano viene messo da parte per lasciare libero sfogo a sanguinose inimicizie sedimentate nel corso dei secoli. L’Islam così diventa un comodo paravento non solo per comandare (ed essere obbedienti) ma anche uno strumento da utilizzare per fare soldi. A palate. Quelli che arrivano dalla coltivazione dell’oppio e dalla commercializzazione dell’eroina che ne consegue.

I signori della guerra e dell’oppio
Gli ultimi attentati della scorsa settimana, che hanno fatto oltre 60 morti e diverse decine di feriti, stanno a testimoniare l’incapacità dei firmatari di fare rispettare la tregua. Oggi in Afghanistan si continua a morire come e più di prima e Trump comincia a scoraggiarsi, perché pensava proprio di riuscire a fare le valigie abbastanza celermente e di dare un annuncio più compiuto prima delle Presidenziali di novembre. Invece, gli specialisti di strategia e di terrorismo lo avevano già capito da lunga pezza, le cose non girano in questo modo. Cinque civili sono stati uccisi e una ventina feriti durante un assalto contro una base militare dell’est, a Gardez. Fonti talebane hanno cercato di smentire la presenza di vittime civili e hanno invece ribadito che “molti soldati sono stati uccisi e feriti”. L’attacco che ha preso di mira i militari governativi segue di un paio di giorni quello condotto in un ospedale di Kabul, che avrebbe provocato almeno 24 vittime, tra cui neonati e infermieri, ed un attentato suicida durante un funerale nella provincia orientale di Nangarhar che ha ucciso 32 persone.

Il debole presidente Ghani
Il presidente Ashraf Ghani, su tutte le furie, non solo ha annunciato di volere rivedere la linea del dialogo con i talebani, ma ha anche ordinato una pesante offensiva contro tutti i ribelli. Dal canto loro, i talebani hanno cercato di negare qualsiasi coinvolgimento negli attacchi, uno dei quali, ad aumentare la confusione, è stato in effetti rivendicato dall’Isis. Ovviamente, la situazione è resa doppiamente difficile dall’emergenza Coronavirus. La distribuzione degli aiuti, come avviene già da anni in tutti i settori, è “drogata” dalla corruzione. La popolazione, esasperata, ha assaltato i centri di distribuzione di cibo e medicine nell’area di Firozkoh, che ricade nella provincia di Ghor. Addirittura rivoltosi armati hanno attaccato le centrali statali di distribuzione degli aiuti. Secondo il Ministero degli Interni di Kabul si è scatenata così una vera e propria battaglia che ha visto le truppe governative costrette a rispondere al fuoco. I morti sarebbero una mezza dozzina, tra cui un noto giornalista locale che stava facendo una cronaca della manifestazione.

Talebani ex Isis carestia e corruzione
Amnesty International ha chiesto di aprire immediatamente un’inchiesta per appurare i fatti. Il problema di fondo è che tutto l’Afghanistan, per non parlare di diversi Stati vicini, è minacciato da una tremenda carestia. I campi sono stati abbandonati, i rifornimenti alimentari scarseggiano. In una situazione di questo tipo, le prime vittime sono i bambini. Dopo il grave incidente, una vera e propria guerra tra i poveri, il Vicepresidente Amrullah Saleh, si è detto scioccato e ha promesso serie e minuziose indagini da parte del governo di Kabul. Contemporaneamente, Saleh ha riaffermato il suo impegno a proseguire in una distribuzione equa e capillare degli aiuti, che in questo momento rappresentano la differenza tra la vita e la morte per una popolazione messa in ginocchio dalla pandemia. A questo punto appare evidente la preoccupazione delle autorità centrali. Esse infatti temono, ogni giorno che passa, il fatto che l’estremismo islamico più intransigente possa soffiare sul fuoco della protesta guadagnando sempre nuovi proseliti. Anche per questo, gli Stati Uniti stanno cercando di velocizzare al massimo l’invio di nuovi aiuti alimentari e sanitari.

REMOCONTRO

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