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Bombardare Gaza è un trucco per distrarre dal Golan…

di Antonietta Chiodo

I raid aerei sulla Striscia di Gaza hanno avuto inizio nella giornata di lunedì 25 marzo 2019, una decisione presa a muso duro dal premier israeliano Benjamin Netanyahu mentre si trovava in visita negli Stati Uniti, impegnato ad accordare il progetto di distruzione e sottomissione insieme al presidente Trump del popolo siriano che ancora oggi si trova all’interno dei confini delle alture del Golan. Una tregua concordata tra Hamas, Egitto e Israele in queste ultime ore ma che non definisce un vero e proprio cessate il fuoco si è prolungata sino alla giornata del 27 Marzo 2019. Si rileva che alcuni drone hanno continuato a sorvolare la zona di Khan Younis, alzando così continuamente la tensione sulla popolazione in previsione di un imminente nuovo attacco.

Il presidente Trump non ha perso occasione per rendere noto più volte il supporto ad un eventuale collaborazione militare con Israele, per limitare definitivamente i suoi confini lungo le Alture del Golan che costeggiano Palestina e Giordania, di cui gli abitanti che siano musulmani, cristiani o drusi continuano a definirsi ancora oggi siriani. I dimoranti di queste terre destinate a divenire una seconda Palestina hanno dichiarato nel corso degli anni che si rifiuteranno con tutte le loro forze di possedere un documento che li definisca israeliani, piuttosto la maggior parte di loro preferisce attendere il tempo che ci vorrà prima di potere riabbracciare i propri cari che si trovano dal lato opposto del confine, ma mai sottomettersi al potere statunitense o sionista. Sono ogni giorno decine le persone che si trovano ad affacciarsi con un megafono nella valle delle urla per potere riuscire così a comunicare con i propri amici o familiari dalla parte opposta del confine. Mentre si trovava in visita alla Casa Bianca Netanyahu ha rilasciato le seguenti dichiarazioni, prima di recarsi nella sua terra per lanciare l’offensiva in direzione della popolazione gazawii.

Quella di oggi è una giornata storica che traduce la nostra vittoria militare in una vittoria diplomatica. Il Golan è ad oggi un patrimonio inestimabile per le nostre difese, Israele ha preso possesso di questo territorio grazie ad una guerra giusta. “ aggiungendo “ Il popolo ebraico ha radici nel Golan che risalgono a migliaia di anni.”
Il presidente Trump si dichiara alleato alle forze israeliane confermando la sua posizione sul pieno diritto del popolo israeliano di possedere sia la Palestina che le alture del Golan, rilasciando la seguente dichiarazione:
“ E’ stato un lungo periodo di preparazione. Avrebbe dovuto avere luogo molti decenni fa.”
Mentre il ministro del governo siriano in queste ore prende posizione sulle affermazioni di Trump dichiarando: “ Le sue parole risultano una vera e propria aggressione. La mossa degli Stati Uniti rappresenta il più alto livello di disprezzo per la legittimità internazionale.”
La mossa del premier israeliano è stata definita da molti rappresentanti della Knesset una vera e propria mossa pubblicitaria pre elettorale per tenere testa all’avversario Benny Gantz, infatti le dichiarazioni dell’ estrema destra vedono Benjamin Netanyahu orami in decadenza e non più in grado di difendere il proprio popolo. Riferendosi all’attacco subito dalla Striscia di Gaza chiedono il pugno duro arrivando ad affermazioni pericolose pretendendo che l’enclave venga rasa al suolo una volta per tutte.

Siamo oramai coscienti che la politica preferita da Israele a quanto sembra sia sempre la stessa ed il copione risulti oramai trito e ritrito, il lancio di razzi dalla fazione opposta che rappresenta la resistenza palestinese e quello di non cercare solo di sottomettere una popolazione per poterne occupare illegalmente i territori ma di farne la loro stessa esistenza un’ arma, sequestrandone i documenti, confinandoli nella terra che hanno scelto di non cedere e facendone così delle vittime quotidiane agli occhi del mondo; utilizzando armi e forze militari per fare comprendere quanto il sionismo sia potente ed infinito. Un potere che in queste ore viene utilizzato sulla popolazione di Gaza come esempio per gli abitanti del Golan e non solo. Casualmente al raggiungimento di ogni accordo politico siamo stati spettatori di attacchi per via aerea come quello che in queste ore sta facendo vivere un incubo oramai ricorrente agli abitanti gazawi, la paura di dormire di notte, la paura di non potersi svegliare, l’impossibilità di proteggere i propri bambini e tanto meno di poter scappare perché segregati come topi in gabbia.

Resistenza palestinese danneggia abitazione israeliana con bambini
Il tutto ha avuto inizio come altre decine di episodi: il lancio di un razzo post alba da parte delle forze della resistenza palestinesi di Hamas a nord di Tel Aviv, questa volta colpisce un abitazione, causando 7 feriti, portando allo sconcerto la popolazione israeliana perché non abituati ad un attacco con risvolti come questi.
Nell’abitazione dimorava una famiglia israelita-britannica, con tre bambini di cui il più piccolo di soli cinque mesi, la madre Susan dichiara pubblicamente che è stato estremamente traumatico perché colti durante il sonno.
Dichiarazioni rilasciate dalle news agency israeliane in queste ore confermano che l’esercito negli ultimi 12 mesi ha effettuato circa 900 attacchi aerei sulla Striscia di Gaza mentre sembra siano 1.200 i razzi smentiti dai portavoce di Hamas. Si premette invece che non si verificano incursioni via terra nell’ultimo periodo. Questi ultimi avvenimenti sono la conferma che un conflitto decennale come questo sia oramai soffocante per entrambe le popolazioni, la reazione di Hamas è stata sicuramente un atto a volgere l’attenzione nei confronti dell’embargo che oramai affligge la striscia da troppo tempo da parte di Egitto e Israele. La marcia del ritorno che oramai dura da un anno ha visto ferite 6.000 persone ed uccise 180, ricordando che al termine di questa settimana festeggerà il suo anniversario.

Credo sia fondamentale menzionare che molte delle genti intervistate chiedano più lucidità al governo in carica e rammenta che questi continui bagni di sangue hanno stancato non solo i palestinesi o gli occidentali pro Palestina, ma anche molti israeliani, che oramai non trovano più alcun senso nel vivere in una prigione a cielo aperto. Negli ultimi aggiornamenti di oggi i feriti gravi sulla striscia di Gaza sono circa trenta, tutti civili, mentre i portavoce del premier dichiarano di avere puntato covi militari di Hamas facenti parte delle brigate Qassam, radendo al suolo diversi obiettivi militari tra cui alcuni magazzini e l’edificio amministrativo del partito islamico. Risulta inoltre gravemente danneggiato il nuovo porto che costeggia la zona di Khan Younis, nel pomeriggio di ieri la popolazione dell’enclave ha ripreso la sua vita normale, infatti le scuole e gli uffici risultano aperti, purtroppo per questi bambini è una comune maledetta giornata tra le bombe…

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