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Afghanistan, a distanza di due anni dalla presa del potere dei talebani, quasi 30 milioni di persone vivono grazie all’ assistenza umanitaria

L’ allarme dell’International Rescue Committee: i tagli agli aiuti hanno portato al collasso economico e a un aumento del 60 per cento del numero di persone bisognose di sostegno

A distanza di due anni da quando i talebani sono tornati al potere in Afghanistan, i bisogni umanitari in tutto il paese sono aumentati e non trovano, per ora, adeguati riscontri. Le organizzazioni che operano sul territorio hanno ricevuto solo il 23 per cento dei fondi necessari per il piano di sostegno umanitario di quest’anno, rispetto al 40 per cento dell’anno scorso. In termini pratici questo significa che gli aiuti hanno raggiunto due milioni di persone in meno tra gennaio e aprile di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

L’importanza degli aiuti. Nonostante gli ostacoli, la risposta umanitaria è riuscita comunque a evitare il diffondersi della carestia negli ultimi due inverni, che sono stati anche particolarmente rigidi. “Dal 15 agosto 2021, l’Afghanistan vive un collasso economico e gli afghani ne hanno pagato il prezzo. Le persone che prima avevano un lavoro ed erano autosufficienti ora dipendono dagli aiuti umanitari e molte famiglie non possono più permettersi di sfamarsi. Due anni dopo l’economia rimane tagliata fuori dai sistemi internazionali e 28,8 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria, mentre la quasi totalità della popolazione vive in condizioni di povertà. Quasi l’80 per cento dei bisognosi è costituito da donne e ragazze”, spiegano dall’International Rescue Committee (IRC).

Gli ostacoli per l’umanitarismo. I passi fatti dalla comunità internazionale per espandere e sostenere i programmi di aiuti umanitari, anche attraverso ampie deroghe delle sanzioni, hanno salvato innumerevoli vite. Quest’anno le organizzazioni sono state in grado di aiutare oltre 17 milioni di afgani. Tuttavia, nonostante i successi, l’IRC è piuttosto scettica sul futuro della risposta umanitaria nel Paese a causa delle continue carenze di fondi che mettono a rischio milioni di vite. Il Programma alimentare mondiale, per esempio, quest’anno è stato costretto a tagliare le razioni di cibo e l’assistenza in denaro a 8 milioni di persone. Senza finanziamenti immediati, il sostegno alimentare potrebbe terminare entro ottobre di quest’anno. Inoltre i tagli ai finanziamenti hanno portato alla chiusura dei servizi sanitari di base, anche per quanto riguarda le squadre mediche mobili, con il risultato che centinaia di migliaia di afgani non sono più in grado di ricevere consulenze sanitarie e nutrizionali. Le principali vittime di questa mancanza di fondi sono le donne e le ragazze.

La crisi afghana. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), nel 2023 il Paese è entrato nel suo terzo anno consecutivo di siccità e nel secondo anno di paralizzante declino economico. In questo contesto, i due terzi della popolazione hanno bisogno di assistenza umanitaria. Il deterioramento dell’economia ha portato a un forte calo del reddito e all’aumento del debito. Il debito medio delle famiglie in Afghanistan, infatti, è aumentato di sei volte negli ultimi anni. La mancanza di accesso ai servizi di base e l’insicurezza alimentare stanno accelerando, inoltre, i movimenti transfrontalieri, con una pressione particolare sui vicini Iran e Pakistan.

la Repubblica

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