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Antonio Piccirello come Peppino Impastato: il coraggio di andare contro famiglia e crimine…

Uno figlio di un camorrista e l’altro di un mafioso. Oggi a Napoli nel cielo nero è passato un raggio di sole con la dissociazione pubblica dalla criminalità organizzata.

di Onofrio Dispenza

E poi, è come se all’improvviso il cielo nero si aprisse per far passare il sole. Oggi, a Napoli, il raggio di sole era Antonio, con la sua barbetta rossiccia e il suo bel viso. Al microfono, al centro di una piccola folla, impugna un megafono, inizia a parlare e non sa che le sue parole, comunque vadano i giorni a venire, segneranno il prima e il dopo di questa Napoli. La gente radunata attorno all’invito di “DiasarmiAmo Napoli” era apparsa, inadeguata, piccola folla, troppo piccola come risposta al terrore, al sangue innocente versato in città, piccolo come abbraccio alla piccola che è tra la vita e la morte in un letto della Rianimazione.

Eppure, è bastato lui, Antonio; sono bastate le sue parole semplici, ferme, intelligenti e coraggiose, si coraggiose, per cambiare il senso delle cose in una città mai facile, ma capace sempre di grande coraggio quando si è trovata di fronte a scelte tra il bene e il male, vuoi che a sfidarla fosse la camorra, vuoi che a terrorizzarla fosse il nazifascismo.

Io sono Antonio Piccirello…“, apertura che sembra rispondere al tempo di una rappresentazione sacra napoletana. Poi, poche parole, quando forse avremmo voluto ascoltarlo per tanto, sapere da lui cosa è stato per un ragazzo crescere all’ombra di un padre che comunque si deve amare – come lo stesso Antonio ha detto – ma che si deve ripudiare per avere un futuro, per costruire, con altri, un futuro. “Amate i vostri padri, ma dissociatevi…“, e il pensiero e il cuore corrono a Peppino Impastato, ai suoi cento passi che non lo avvicinarono, ma lo allontanarono mille passi dalla mafia del padre e della famiglia.

A distanza di tanti anni e di tante e tante pagine di storia del nostro Paese, ecco un nuovo messaggio che uno stile di vita diverso da quello imposto dalla “famiglia”, che valori diversi e veri sono possibili. La camorra ha sempre fatto e fa schifo, la mafia è ignobile. Lo ha detto con una serenità spiazzante, oggi, Antonio a Napoli, lo urlò in un microfono Peppino Impastato.
“Mille grazie”, dice Antonio a chi l’ascolta alla fine del suo intervento. Un grazie che commuove e che impegna. Noi tutti, non solo i napoletani. Antonio non va lasciato solo, è arrivato il tempo di una nuova rivolta morale, di una nuova indignazione. Si, stare vicini ad Antonio, perchè il segnale che lui ha dato è devastante per le mafie, colpisce le “famiglie” più di dieci inchieste giudiziarie.
Storditi ed angosciati dalla catena di fatti di cronaca che in questi giorni ci hanno imposto la “peggio gioventù”, si apre il cuore – come si ama dire al Sud – quando all’improvviso incontriamo la “meglio gioventù”.

Come Antonio a Napoli, come Simone, il ragazzino di Torre Maura che con parole decise e serene – pure lui – seppe opporsi alla violenza e all’arroganza dei neofascisti di CasaPound che seminavano odio nel suo quartiere.
Ecco, ci si chiede come uscire dalla stanza buia che ci ha inghiottito, dove poter trovare uno spiraglio che ci porti fuori. Antonio e Simone ci danno le coordinate per riprendere la navigazione…

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