Browse By

«Arriva un bimbo cinese»: panico alle scuole Carducci…

100119 – parcheggio selvaggio genitori in attesa dei figli a centro carreggiata davanti a scuole Carducci – 100119 – PARCHEGGIO SELVAGGIO A SCUOLE CARDUCCI – fotografo: BENVENUTI

L‘alunno è arrivato in Italia da poco, scatta la psicosi coronavirus nella classe dove sarà accolto. Un genitore: tengo mio figlio a casa e faccio causa.

di Daniela Corneo

Il bimbo, arrivato in Italia dalla Cina da poche settimane, non ha ancora varcato il portone d’ingresso della scuola che già si è scatenato il panico. E la notizia, ancora solo sussurrata nei corridoi, che l’alunno asiatico sarà presto accolto in una classe delle Carducci, è già diventata terreno di «guerra» fra genitori e scuola e fra «fazioni» di genitori con idee opposte sul tema coronavirus e sul tema accoglienza.

Accecati dalla paura
Certo entrambi i temi sono delicati e quando ci sono di mezzo i figli la razionalità potrebbe anche vacillare, ma c’è qualche genitore che, accecato dalla paura per il coronavirus, si è fatto un po’ prendere la mano. E, sottovalutando il mezzo e la rapidità della condivisione delle informazioni, si è lasciato andare a messaggi nella chat di classe che non sono stati presi bene da tutti. «Ma scherziamo? Ha fatto la quarantena? Ci manca solo il coronavirus. Non è una battuta, ma non è una questione di accoglienza, ci mancherebbe», ha scritto. Solo che poi lo stesso genitore mette nero su bianco che terrà a casa il figlio da scuola, quando arriverà il nuovo alunno cinese, e contestualmente farà causa alle Carducci. E ancora, un altro genitore: «Il mondo chiude le frontiere per un virus killer, noi in Carducci accogliamo cinesi senza garanzie che siano sani. Ridicolo». Toni che, va detto, non sono stati condivisi da tutti i genitori della classe in questione. Anzi, c’è anche chi medita di «rispondere» presentando un esposto alla scuola per controbattere a eventuali iniziative delle famiglie più ansiose e arrabbiate.

Genitori divisi
«C’è un genitore che non manderà a scuola suo figlio, perché molto preoccupato, c’è chi è mediamente preoccupato e chi, invece non lo è per niente». A fare la fotografia dello stato emotivo dei genitori è il rappresentante di classe (di cui non metteremo il nome per non rendere riconoscibile la classe in questione, ndr) che sottolinea, più che altro, un problema, che si trascina a suo dire da qualche anno, di disparità di trattamento tra le classi nella primaria di via Dante. «Non è tanto il problema del coronavirus a preoccuparmi — dice — perché mi fido del fatto che un’istituzione pubblica gestisca la situazione al meglio, ma è un’altra situazione che richiede attenzione: come vengono formate le classi? Perché è solo la nostra ad accogliere bambini stranieri che arrivano in corso d’anno? Quest’anno ne sono arrivati tre solo da noi: non parlano italiano e la classe viene rallentata. Ci sono classi che non vengono mai toccate e c’è la nostra che subisce di tutto, poi accogliamo tutti e questi bimbi sono una ricchezza, ma non se ne può fare carico una classe sola in tutta la scuola». Quindi: «Farò un accesso agli atti per capire con quali criteri vengono formate le classi e accolti i bambini stranieri». Certo è che, se non ci fosse stato di mezzo l’allarme mondiale per il coronavirus, forse i toni di alcuni genitori sarebbero stati diversi.

Preside basita
La preside dell’Ic 20, Rosa Liguoro, è basita. «Ma su cosa possono fare causa? Noi stiamo osservando il protocollo del Miur. Il bambino cinese è arrivato il 19 gennaio, ha superato ampiamente le due settimane di quarantena, ha fatto tutti gli esami e ancora non è a scuola. Qui non c’è disparità di trattamento, sono stati accolti bambini stranieri in tutte le classi tranne in quelle che hanno già alunni certificati e che non possiamo caricare ulteriormente».

www.corriere.it

Please follow and like us: