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Avvenire denuncia: le motovedette italiane usate per la guerra in Libia…

Il quotidiano dei vescovi spiega come la Guardia Costiera libica non soccorra più i migranti che naufragano ma abbia installato mitragliatrici sulle navi.

Non solo: secondo l’Avvenire “si paventa il rischio di una violazione dell’embargo Onu sulle armi da guerra a causa delle motovedette fornite dall’Italia e «modificate» dai militari della Tripolitania”.
Infatti negli ultimi giorni sono comparse fotografie che mostrano le motovedette alle quale sono state aggiunti mitragliatori pesanti, fissati sulle torrette delle navi. Mentre in realtà nessuna arma avrebbe potuto essere a bordo in base all’embargo stabilito dall’Onu e prorogato nel luglio 2018 per altri dodici mesi.
Tra l’altro, come sottolinea in quotidiano, “Gli scatti vengono fatti circolare da quanti, proprio a Tripoli, vogliono smentire che la Guardia costiera non sia operativa. Un boomerang, perché secondo gli accordi le navi di fabbricazione italiana avrebbero dovuto essere usate solo per il pattugliamento marittimo e non per operazioni militari”.
Ma l’Italia lo sa? Ovviamente lo sa, ma fa finta di non saperlo. Così siamo alle prese con una direttiva ‘ad navem’ emanata da Salvini per impedire qualsiasi attività della Mare Jonio mentre lo stesso ministro ha sprezzantemente detto nei giorni passati che in Libia non c’è nessuna guerra e chi scappa non può essere considerato un rifugiato. Anzi, i rischi sono l’arrivo di terroristi e criminali.

La denuncia è forte e viene da una testata, Avvenire, molto attenta alle vicende che riguardano i migranti, le tragedie del Mediterraneo e le terribili storie della Libia.
Così il quotidiano dei vescovi, in un servizio realizzato da Nello Sclavo – nonostante i proclami xenofobi del governo italiano che minimizzano la guerra e danno credito alle fonti ufficiali libiche – ha denunciato che la Guardia Costiera libica al momento non può garantire il pattugliamento delle acque di sua competenza e, nel caso, a soccorrere imbarcazioni in difficoltà.

Eppure non solo le informazioni della nostra intelligence sono state puntuali ma anche dalle parti di Toninelli le notizie sono arrivate. E infatti l’Avvenire ha riportato le considerazioni di un portavoce del ministero delle Infrastrutture: “La prosecuzione del conflitto potrebbe distogliere la Guardia costiera libica dalle attività di pattugliamento e intervento nella loro area Sar, per orientarsi su un altro genere di operazioni”.
Ma ignorare e minimizzare rientra nel gioco del governo M5s-Lega: ammettere la realtà significherebbe cancellare la rappresentazione della Libia porto sicuro, della Guardia Costiera libica efficiente e presente. E magari avrebbe comportato l’assunzione di qualche responsabilità che né Italia ma anche gli altri stati europei vogliono.
I naufraghi possono affogare lontano dagli occhi. Nel silenzio e nell’indifferenza. E quindi niente soccorsi e le motovedette usate per la guerra…

www.globalist.it

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