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Benigni: “L’Afghanistan rende profugo il mio cuore”

L’attore toscano è intervenuto sul tema a Viareggio, dove ha ricevuto il Premio letterario Viareggio-Repaci. “Non possiamo che aiutare quelle persone. Non c’è altro da fare”.

Le immagini che vediamo dall’Afghanistan, della gente accalcata nel fango e poi delle mamme che gettano i bambini oltre il filo spinato, sono come veder gettare il proprio cuore, il nostro cuore è un profugo in questo mondo. Anche io ho il desiderio di gettare il mio cuore oltre il filo spinato, perché quelle immagini che vediamo riguardano me. Io sono loro, io sono quel bambino, loro sono tutte le facce del Cristo”.

Sono le parole di Roberto Benigni ieri sera a Viareggio, Lucca, dove ha ricevuto dal presidente del 92/o Premio letterario Viareggio-Repaci, Paolo Mieli, il premio speciale Città di Viareggio. Benigni ha ripreso le parole della vincitrice della sezione narrativa Edith Bruck secondo la quale “viviamo in un mondo di profughi”.

“Ha ragione e il mio cuore è profugo a vedere le immagini di madri che gettano i bambini oltre il filo spinato. Quelle sono tutte le facce di Cristo, non possiamo che aiutare quelle persone. Non c’è altro da fare” ha dichiarato Benigni.

Conversando con Mieli, il premio Oscar ha detto di aver raccontato “la shoah con ironia perché quella era finzione mediata dall’arte, l’arte cambia sempre il soggetto che racconta”. Benigni ha spiegato però la differenza con la cronaca dell’Afghanistan.

“Mentre invece oggi le immagini che arrivano dall’Afghanistan sono ora tragica realtà, è fiamma che brucia, che non può essere ancora trattata con ironia”. “Quanto vediamo nei reportage da Kabul – ha spiegato – è qualcosa di insuperabile, che non si può ora far toccare dall’ironia, perché quanto succede è troppo presente e ha bisogno del tempo”. 

Il grande regista e attore ha anche parlato del suo rapporto con la poesia: “Adoro la poesia, ho il cassetto pieno di poesie. Sono forse sciocchezze ma, come si dice? Preferisco la sciocchezza di scrivere poesie che quella di non scriverle. Scrivo poesie di continuo, ne scrivo moltissime e devo dire che le leggo solo a me stesso. Le poesie sono come le preghiere. Prego tantissimo e scrivo tantissimo”. Benigni si è detto legato al Premio Viareggio: “Io considero ‘La camera da letto’ di Attilio Bertolucci, che vinse il ‘Viareggio-Repaci’ nel 1989, dopo avere vinto il premio già nel 1951 con ‘La capanna indiana’ il più grande poema del ’900. E il ‘Viareggio’ è il premio dei poeti”. Infine, ricevendo il premio della Città, ha ricordato: “Amo Viareggio e l’ho citata nel mio film ‘La vita è bella’ perché anche nel luogo più brutto che può esistere come un campo dì concentramento il poter dire ‘ci vediamo a Viareggio’ diventa sinonimo di allegria e di speranza”.

Prima dell’intervento di Benigni, Paolo Mieli e la conduttrice della serata Monica Giandotti hanno premiato i vincitori del 92/o ‘Viareggio-Repaci’. Sono, appunto, Edith Bruck con “Il pane perduto” (La nave di Teseo) per la narrativa, Walter Siti con “Contro l’impegno” (Rizzoli) per la saggistica e Flavio Santi con “Quanti” (Industria e Letteratura) per la poesia. “È stata – ha concluso il sindaco Giorgio Del Ghingaro – una serata indimenticabile. Viareggio corre per la candidatura a capitale italiana della cultura per il 2024. Abbiamo tracciato la rotta. La città è questa: bellezza, cultura, voglia di felicità”. Paolo Mieli ha parlato di “una competizione molto agguerrita, con una votazione sofferta perché tutte le opere finaliste avrebbero meritato il premio assoluto nella propria categoria”. Riconoscimenti speciali inoltre ad Annalena Benini con il premio Giornalistico, a Igiaba Scego con il premio Internazionale e ad Alessandra Carati con il premio Opera Prima per il suo romanzo d’esordio “E poi saremo salvi” (Mondadori).

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