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Carneficina in Libia: negli scontri oltre 100 morti e 28 sono bambini…

In Libia continua lo scontro tra il governo di unità nazionale e le forze del generale appoggiato da Egitto, Arabia Saudita e Francia. Il bilancio è drammatico.

Una vera e propria carneficina: sono 100 i morti – tra i quali 28 bambini – e oltre 500 i feriti registrati in Libia dal 4 aprile ad oggi a causa dei combattimenti in corso. Oltre 200 i bambini che risultano feriti.
Una rivelazione del presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi, anche consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, che in queste ore è in contatto con medici libici in vari ospedali. Gli ospedali in Libia, afferma, “sono al collasso e sono triplicate le richieste di operare in Italia i bimbi feriti”.

Da quanto mi stanno riferendo i colleghi medici dalla Libia – afferma Aodi – si registrano numerose persone ferite che sono ancora nelle proprie case e la situazione è drammatica perché manca sangue e materiale chirurgico negli ospedali per effettuare gli interventi necessari. C’è il rischio di una crisi umanitaria ed epidemie se non vengono curati i feriti“.
La popolazione libica, sottolinea, “è schiacciata da giochi politici ed economici internazionali che hanno solo fini di leadership e interesse, senza la minima preoccupazione per le persone. Ci sarebbero oltre 12 mila sfollati, come ci riferiscono i nostri medici e giornalisti in Libia”.

Per questo il presidente dell’Amsi, anche a nome delle Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), lancia un appello: “Bisogna intervenire urgentemente con una sola voce e per l’unita’ libica, senza azioni militari. Urge una soluzione pacifica per fermare il massacro dei civili. L’Italia – conclude – non deve ripetere gli sbagli del passato all’epoca di Gheddafi e dovrebbe agire in primo piano senza farsi condizionare e scavalcare da altri Paesi”.

L’offensiva di Haftar
La guerra continua mentre gli unici a far finta di credere nella Libia come ‘porto sicuro’ sono i reazionari del governo italiani, quelli che avevano spacciato la loro inettitudine come contributo poer la pacificazione della Libia, organizzando una patetica conferenza di pace a Palermo i cui unici risultati sono stati pranzi, cene, spese di trasporto e ammennicoli vari a spese degli italiani, ma zero risultati politici.
Dopo violenti scontri durati per tutta la notte, le forze del maresciallo Khalifa Haftar, hanno sfondato il fronte a sud di Tripoli, conquistando el Azizia, circa 50 km dalla capitale. I combattimenti ora si concentrano attorno a Suani ben Adem, circa 25 km da Tripoli.
Nel frattempo le forze del maresciallo Khalifa Haftar hanno compiuto un raid aereo contro un compound delle forze fedeli al governo di unità nazionale nei pressi di Ain Zara, 15 km a sudovest di Tripoli. Bombardata una scuola elementare.

Gli appelli del governo di Tripoli
Il governo di unità nazionale (Gna) libico riconosciuto dalla comunità internazionale ha esortato il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad agire per fermare l’offensiva lanciata dal maresciallo Khalifa Haftar su Tripoli, rammaricandosi per la divisione della comunità internazionale sulla Libia.
“Vogliamo un intervento politico non militare”, ha dichiarato a dei giornalisti il ministro degli Esteri dello Gna, Mohamad Tahar Siala.

Speriamo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu riuscirà a fermare la forza che attacca la capitale e a convincere i Paesi che la sostengono a cambiare posizione“, ha aggiunto. Secondo Siala, il Consiglio di sicurezza deve lanciare un appello alle forze fedeli al maresciallo Haftar a “ritirarsi sulle posizioni antecedenti l’attacco” su Tripoli. “A questo punto, le forze che difendono la capitale fermeranno” i combattimenti, ha detto, citato da Le Figaro.
Ci sono delle divisioni all’interno della comunità internazionale. Sono chiare, sia in Consiglio di sicurezza, che in seno a organizzazioni regionali come Lega araba, Unione africana o Unione europea“, ha aggiunto Siala.
Nelle due riunioni degli ultimi giorni, “il Consiglio di sicurezza non ha potuto mettersi d’accordo su un comunicato, nè su una risoluzione”, ha deplorato. Interpellato sul sostegno di alcuni Paesi al maresciallo Haftar, Mohamad Tahar Siala ha detto che “lo Gna è in contatto regolare con i Paesi che sostengono le due parti”, senza nominare un Paese in particolare.
“I libici devono contare su se stessi per trovare una soluzione politica al conflitto, altrimenti pagheranno un pesante tributo per più generazioni”, ha concluso il ministro…

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