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Fascismo all’indiana: le brutalità di Narendra Modi contro il Kashmir

The Prime Minister, Shri Narendra Modi performing Bhoomi Pujan at ‘Shree Ram Janmabhoomi Mandir’, in Ayodhya, Uttar Pradesh on August 05, 2020.

A mezzanotte del 4 agosto 2019 le linee telefoniche e le connessioni internet del Kashmir si sono improvvisamente interrotte. Il 5 agosto 2019 sette milioni di persone sono rimaste bloccate nelle loro case per un rigido coprifuoco militare. Circa diecimila sono state arrestate e sottoposte a detenzione preventiva. Alcune sono ancora in carcere. Il 6 agosto il parlamento indiano ha approvato una legge che ha privato lo stato di Jammu e Kashmir dell’autonomia e dello statuto speciale garantiti dalla costituzione indiana, dividendolo in due territori separati, il Ladakh e lo Jammu e Kashmir. In base alla legge, il Ladakh non avrà un suo parlamento e sarà governato direttamente da New Delhi.

Fascismo all’indiana
La denuncia della scrittrice indiana Arundhati Roy, su The Guardian, Regno Unito, riportata in Italia da Internazionale. «A quel punto le azioni liberticide (dal 4 al 6 agosto), ci hanno detto che il problema del Kashmir era risolto, una volta per tutte. In altre parole, la sua battaglia decennale per ottenere l’autodeterminazione, costata la vita a decine di migliaia di soldati, militanti e civili, a cui vanno aggiunti migliaia di corpi torturati e “scomparsi”, era finita».

Oltre Modi, il ministro di polizia Shan
Nel parlamento indiano il ministro dell’interno Amit Shah ha dichiarato di essere pronto per conquistare i territori che l’India definisce come «Kashmir occupato dal Pakistan», l’Azad Kashmir. Peggio, Shah ha tirato in ballo anche la regione dell’Aksai Chin, attualmente controllata dalla Cina. E lì la prospettiva di guerra diventa più difficile, anche se con più tifosi esterni. Tre paesi nucleari e l’amicizia Modi-Trump anti Cina ormai consacrata.

Regime e ottusità
L’umiliazione inflitta al Kashmir ha intensificato l’aura del primo ministro Narendra Modi, già venduto della stampa di regione come una sorta di semidio. «L’istituto meteorologico indiano ha deciso di includere il Gilgit-Baltistan (il Kashmir sotto amministrazione cinese) nelle sue previsioni meteo». Il governo cinese ha risposto invitando l’India a «usare prudenza per quanto riguarda il confine», ‘consiglio’ da tenere in giusto conto pur facendo finta di niente.

Dispotismo indiano assoluto
«A un anno da quando l’India ha cancellato l’autonomia del Kashmir, la lotta non è affatto finita –scrive il Guardian-. I mezzi d’informazione sostengono che nei mesi scorsi siano stati uccisi 34 soldati, 154 militanti e 17 civili». Il resto del mondo nei guai Covid, «comprensibilmente trascurato le sofferenze che il governo indiano ha inflitto alla popolazione del Kashmir. Il coprifuoco e il taglio delle comunicazioni, con tutte le conseguenze del caso».

Controllo disumano
Mancato accesso agli ospedali, ai luoghi di lavoro, ai negozi, alle scuole, alle persone care imposto per mesi. Altro che quarantena nostrana con tutti gli altri comfort a compensarla. «Un controllo così stretto non è stato imposto nemmeno dagli Stati Uniti durante la guerra con l’Iraq». «Labirinti di filo spinato, irruzioni dei soldati nelle case, pestaggi di uomini e stupri di donne, distruzione delle scorte di cibo, uomini torturati e le loro grida diffuse via radio».

Sistema giudiziario da medioevo
Un sistema giuridico che ha ignorato seicento petizioni di chi voleva solo sapere dov’erano finiti i suoi familiari. E una nuova legge sul domicilio che concede a tutti gli indiani il diritto a trasferire la propria residenza in Kashmir. Con i certificati di residenza degli abitanti del Kashmir che hanno improvvisamente perso il loro valore legale. Con tutti che possono essere espulsi. «Il Kashmir, in sostanza, sta subendo una cancellazione culturale».

Pulizia etnica anti islam
Nuova legge sulla cittadinanza contro i musulmani approvata nel dicembre del 2019, e ‘Registro nazionale della cittadinanza’ (Nrc), per individuare gli “infiltrati bengalesi” (naturalmente musulmani) che il ministro dell’interno chiama “termiti”. «Nello stato di Assam l’Nrc ha già seminato il caos. Mentre molti paesi affrontano la grave crisi dei rifugiati, il governo indiano sta trasformando i suoi stessi cittadini in profughi, una massa spaventosa di apolidi».

Modi peggio sulla scia dei nazisti
La nuova legge sul domicilio in Kashmir obbliga anche i residenti a chiedere l’ approvazione dello stato per la cittadinanza nel proprio paese. Come le leggi di Norimberga approvate dal partito nazista nel 1935 che stabilivano che solo i cittadini in possesso di documenti approvati dal Terzo Reich potessero ottenere la cittadinanza tedesca. Come definire tutto questo? Si chiede The Guardian. Un crimine di guerra? Un crimine contro l’umanità?

Il drago cinese alle porte di casa
«Ma l’India ha un drago sull’uscio di casa, e non è per nulla benevolo». Il 17 giugno 2020 il paese si è svegliato con la notizia dell’assassinio di venti soldati indiani da parte dell’esercito cinese tra i ghiacci della remota valle di Galwan. Nei giorni successivi la stampa indiana ha ammesso che i soldati cinesi erano entrati in territorio indiano. Fonti più autorevoli affermano che i soldati cinesi hanno occupato centinaia di chilometri di quello che l’India considera suo territorio.

Avvertimento militare e non solo
Secondo molti analisti, i cinesi sono intervenuti per proteggere due interessi che ritengono vitali: una strada che attraversa le alte vette dell’Aksai Chin e una rotta commerciale che attraversa l’Azad Kashmir. La risposta di Pechino alle dichiarazioni belligeranti del ministro dell’interno indiano. Per un governo ferocemente nazionalista, un colpo durissimo. Soluzione? Mentire. Modi alla nazione. «Nessuno ha occupato un centimetro della nostra terra».

Problemi indiani oltre l’arroganza
L’India avrebbe bisogno di un esercito pronto a combattere su due fronti, quello occidentale con il Pakistan e quello orientale con la Cina. «Tra l’altro l’arroganza del governo ha allontanato due paesi vicini come il Nepal e il Bangladesh». Il governo ridotto a vantare un eventuale soccorso armato Usa. «Davvero? Come hanno soccorso i curdi in Siria e in Iraq? Come hanno salvato gli afgani dai sovietici o i vietnamiti del sud da quelli del nord?»

India militarmente inadeguata
«Per mantenere un esercito stabile ed equipaggiato per il conflitto ad alta quota al confine del Ladakh, e avvicinarsi lontanamente all’arsenale della Cina, il budget militare dell’India dovrebbe raddoppiare, se non triplicare. Comunque non basterebbe». Peggio col Covid, che, nonostante una quantità di test molto inferiore rispetto ad altri paesi, in India i casi di positività al covid-19 aumentano velocemente, forse più che in tutti gli altri paesi del mondo.

Il ministro e l’urina di vacca sacra
Tra le vittime del virus c’è anche il duro ministro dell’interno, Amit Shah, «che di sicuro non farà ricorso alle cure promosse da un esercito di ciarlatani, religiosi e parlamentari del suo partito: bere urina di vacca, consumare una pozione magica chiamata Coronil, soffiare nelle conchiglie e percuotere pentole e padelle, recitare l’invocazione Hanuman Chalisa e scandire la formula “Vai via, corona, vai via!” con l’intonazione monotona dello śloka sanscrito».

Ma dov’è finito Modi?
Il problema del Kashmir non è risolto. La regione è di nuovo isolata, e il Ladakh è qualcosa di molto simile a un campo di battaglia, rileva l’attenta Arundhati Roy. «E così Modi ha deciso saggiamente di ritirarsi dal confine per vantare un’altra delle sue promesse elettorali». Il 5 agosto ha deposto una lastra d’argento da quaranta chili nelle fondamenta del Ram Mandir, un tempio che sorgerà sulle rovine della Babri Masjid, una moschea rasa al suolo nel 1992 da militanti indù.

Ram Mandir ultimo inganno
Con l’inaugurazione del Ram Mandir, l’India di Modi ha formalmente dichiarato di essere una nazione indù Ma il Ram Mandir non è cibo per milioni di anime indù affamate, salvo una ulteriore umiliazione dei musulmani e di altre minoranze. Arroganza da debolezza nascosta, la diagnosi di The Guardian.

«L’ordine mondiale sta cambiando. Non si può agire in modo prepotente e comportarsi come il capo del quartiere se non si è davvero il capo del quartiere. Non è un proverbio cinese, è semplice buon senso».

REMOCONTRO

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