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Il rider aggredito perché indiano: i seminatori di odio raccolgono i frutti avvelenati…

Iscritto a un master di studi giuridici lavorava per pagarsi gli studi. E per lui non c’era il Primo Maggio.

di Onofrio Dispenza

Se dovessi dare un volto a questo Primo Maggio, questo giorno avrebbe il colore scuro del viso di Nishanth, il ragazzo indiano che alla fine di una giornata di duro lavoro è stato circondato, picchiato e offeso da un gruppo di giovani italiani. Cinque o sei ragazzotti – dice la cronaca – “annoiati” come quelli che si può avere la sfortuna di incrociare a Viterbo, o subire a Mandura.

Nishanth – lo sapete – è stato picchiato a Roma, in quella zona Est della capitale che appare piaga tra le più sofferenti e cattive della città. Attimi di terrore per il giovane, rider per aiutarsi negli studi. Paura per la sua giovane compagna. In Italia da 5 mesi, a Roma Nishanth è impegnato in un master di studi giuridici internazionali a “La Sapienza”. Lui non passa il tempo a pestare operai in pensione, in povertà e in forte disagio, lui non è impegnato a brutalizzare e violentare le donne, vestendo i panni laidi dello squadrista fascista.

No, Nishanth è qui in Italia per studiare e lavorare. E lavorare per studiare. Lavoro duro, mal pagato, senza prospettive e pericoloso. Ma prezioso per un ragazzo intelligente e coraggioso che ha solo l’obiettivo di andare incontro al futuro. Verso il futuro, pedalando. Un modello che dovremmo indicare prima agli italiani più giovani, quelli che il nostro tempo pregno di incultura e odio sta facendo crescere nel peggiore dei modi. Non passa un giorno che non si debbano registrare nuove adesioni alla “peggio gioventù”, i seminatori di odio cominciano a raccogliere i loro frutti avvelenati e velenosi.

Una criminale modifica del nostro DNA che bisogna fermare, prima che sia troppo tardi. Ecco, a fronte di tante iscrizioni “d’ufficio” alla “peggio gioventù”, in questo Primo Maggio difficile e sofferto, vogliamo che Nishanth entri ad honorem nell’albo d’oro della nostra “meglio gioventù”. Un grande album, fitto di piccole gloriose storie, e dei nomi di tutti quei giovani che prima della Liberazione e dopo, nelle lotte per il lavoro, fino ai nostri giorni migliori, non hanno avuto paura…

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