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In memoria di Viyan e di tutte le combattenti curde

di Fabio Casalini

“VOGLIAMO DARE ALLE DONNE IL LORO LEGITTIMO POSTO NELLA SOCIETÀ E DAR LORO LA FACOLTÀ DI SCEGLIERE I PROPRI DESTINI. VIYAN È MORTA PER QUESTI IDEALI”

Nata in una famiglia curda, Asia Antar, nota anche con lo pseudonimo di Viyan Antar, si sposò molto giovane in un matrimonio combinato dalla sua famiglia. Tuttavia, dopo tre mesi, fu in grado di divorziare grazie alle nuove leggi nella regione curda a seguito del conflitto del Rojava, che vietano i matrimoni combinati e la poligamia. Nel 2014, dopo il divorzio, entrò a far parte delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ) con l’ideale di lottare per l’emancipazione delle donne dalle mani dell’oppressione patriarcale nella regione.

Antar attirò l’attenzione internazionale nel 2015 quando una fotogiornalista le fece delle foto e la descrisse come “l’Angelina Jolie curda”. Molti siti mediatici ripresero le foto e confrontarono Asia anche con l’attrice spagnola Penélope Cruz. Asia Antar venne uccisa durante un attacco nella città di Manbij dopo aver partecipato alla liberazione della città dalle mani dello Stato islamico nell’offensiva di Manbij.
Sebbene i primi rapporti indicassero che lei e altri combattenti delle Unità di Protezione Popolare (YPG) erano morti vicino a Jarabulus a seguito di attacchi dell’esercito siriano libero, queste voci vennero smentite quando il portavoce dell’YPJ confermò che Asia Antar era morta in un attacco dello Stato Islamico


Quando morì, i media e i titoli delle notizie riportarono la notizia come “L’Angelina Jolie curda è morta”, sottolineando in ogni momento la somiglianza fisica tra le due e raramente discutendo della sua partecipazione alla lotta contro l’ISIS. Questa continua comparazione con l’attrice venne duramente condannata dai sostenitori della causa curda e da altri combattenti che definirono il confronto come sessista e oggettivante

La minimizzazione di lei come persona è stata vista come umiliante da molte attiviste curde. Choman Kanaani, attivista e combattente curda che ha ripudiato il trattamento dei media occidentali sui fatti di Asia, ha detto alla BBC che “L’intera filosofia dell’YPJ è quella di combattere il sessismo e prevenire l’uso delle donne come oggetto sessuale”, in riferimento alla posizione dell’YPJ sul sessismo. Ha inoltre aggiunto: “Vogliamo dare alle donne il loro legittimo posto nella società e dar loro la facoltà di scegliere i propri destini. Viyan è morta per questi ideali. Nei media, nessuno ha parlato degli ideali per i quali ha dato la vita, né di ciò che Viyan ha fatto per le donne nel Rojava negli ultimi quattro anni”.

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