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La fotografia. Una bambina in una Mariupol distrutta

Due occhi neri e tristi, le mani cacciate nelle tasche del giaccone aperto e poi un golfone col cappuccio calzato in testa dal quale spuntano dei capelli scuri. Il mento sbucciato di fresco…

Due occhi neri e tristi, le mani cacciate nelle tasche del giaccone aperto e poi un golfone col cappuccio calzato in testa dal quale spuntano dei capelli scuri. Il mento sbucciato di fresco, lo sguardo altrove. Di questa bambina non sappiamo il suo nome. Non sappiamo nulla di lei, possiamo solo immaginare (forse) a partire da quello che si vede attorno: Mariupol distrutta.

Accanto alla figurina di un’infanzia dignitosamente consapevole della guerra, c’è un palo d’acciaio tranciato di netto, in terra frammenti di vetro, appena dietro si vede una voragine nel marciapiede, poco oltre un grande corso ai lati del quale sono scheletri d’alberi. Sullo sfondo alti edifici anneriti dal fuoco, con le finestre sfondate, i balconi sfasciati, i muri perimetrali in parte crollati. Ovunque si vedono detriti per strada. E anacronistici segnali di passaggio pedonale agli incroci. Ma non c’è nessun’altro essere umano, nessun segno di vita: solo questa bambina che guarda seria e che ha già visto tutto.

Avvenire

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