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Land Grabbing, “Piove sempre sul bagnato”…

di Sebastiano Nino Fezza

Circa 90 milioni di ettari di terra fertile nel mondo negli ultimi 15 anni sono stati accaparrati da Stati, multinazionali, società finanziarie e immobiliari internazionali.
Questo fenomeno si chiama: Land Grabbing (accaparramento delle terre)
L’appropriazione di terreni agricoli è un fenomeno internazionale in continua espansione che coinvolge soprattutto i Paesi del sud del mondo.
Molto spesso, poi, questi terreni comprati mandando via intere comunità, lasciandole senza terra e senza futuro, sono lasciati inattivi.
Protagonisti del land grabbing sono sia gli Stati che le imprese, ma a prevalere è soprattutto il settore privato.


I principali paesi acquirenti sono: Arabia Saudita, Emirati Arabi e Paesi del Golfo, India, Cina, Giappone, Germania,Usa, Gran Bretagna, Svezia.
Anche l’Italia partecipa alla ‘spartizione della torta’, infatti ha investito su 1 milione e 100 mila ettari, stipulando 30 contratti in 13 Stati.
La maggior parte dei Paesi target dell’Italia sono in Africa e in Romania.
I paesi maggiormente oggetto degli investimenti sono soprattutto i paesi più poveri dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan, il Mozambico, la Repubblica del Congo Brazaville e la Liberia.
In Africa il prezzo di acquisto o di affitto a lungo termine (la durata dei contratti, tra l’altro rinnovabile, va infatti da 50 a 99 anni) per un ettaro di terreno varia da 3 a 10 dollari.


Tra i più recenti esempi di land grabbing la coltivazione di mais su larga scala, mais destinato alla produzione di bioenergia e biodiesel, terreno sottratto all’agricoltura delle zone rurali del sud del mondo. Gli effetti nefasti del land grabbingç intere tribù cacciate dalle loro case, interi terreni agricoli sfruttati dalle multinazionali occidentali per la produzione di “biocarburanti” o mangimi per gli allevamenti di bestiame.


A pagarne le conseguenze del Land Grabbing sono le popolazioni più povere, che vedono violati i loro diritti, che si trovano a perdere l’accesso alle risorse come terra e acqua da cui dipende la loro sopravvivenza e sono soggetti, quindi, a maggiore insicurezza alimentare e costretti ad abbandonare le loro terre per trovare una vita decente in un paese migliore…

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