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Le scarpette fucsia…

di Maria Luigia Alimena

Lei è Zahara.
In italiano il suo nome vuol dire fiore. È siriana. Nel 2013 aveva 3 anni circa.

Di tutti i fiori che può ricordarmi mi vengono in mente i girasoli.

Alta sulle sue scarpe enormi da uomo. Pesanti come la sua storia di rifugiata nel campo di Atma.

Come un fiore sembra apparire in quel quadro di innumerevoli tende arrampicate sulla collina. L’ aria secca, polverosa. L’odore aspro dei tanti uniti insieme. Il piscio e l’odore della cucina mescolati, quasi a ricordare che la vita in questo posto è al confino con la morte.
Frotte di bambini ti guardano incuriosi, spaventati, ma mai abbastanza.
La speranza è la luce sempre accesa nei loro occhi, nonostante tutto, nonostante il fragore dei bombardamenti. Vogliosi di vivere, di giocare, di sognare. Corrono.

Anche Zahara corre lungo il limite nord del campo. Le sue scarpe enormi la fanno inciampare. Si rialza e dopo essersi guardata intorno, come un girasole biondo alla ricerca di un nuovo sole, riprende la sua corsa.

Non faccio che pensare alle sue scarpe. Rappresentano la sua connessione alla realtà del campo. Il suo modo di procedere in questa vita che ha avuto la sfortuna di vivere. Perché non si sceglie dove nascere. Ci vuole fortuna anche in quello, oltre che ad indossare un paio di scarpe comode.

La sua identità è quel paio di scarpe. Dovrà lavorare il doppio rispetto a qualsiasi bambino per realizzare il suo sogno di libertà.

La libertà è sognare di poter correre a piedi scalzi, senza inibizioni, liberi al contatto con la terra. Ma questo è il sogno dei figli della pace. Zahara è figlia di una guerra ingiusta. E con la guerra i sogni perdono le ali della fantasia per indossare le scarpe enormi della realtà . Zahara sogna un paio di scarpe del suo numero. Sogna un mondo a sua misura.

Nino le ha regalato un paio di scarpette fucsia, di quelle che si illuminano al passo. Una pennellata di luce su quei piedini.

Corri Zahara, corri, ora che le tue scarpe sono del tuo piede.

Quelle scarpette fucsia hanno avuto il potere magico di trasformarla per un po’ in un’altra, una bambina, senza problemi di credo, di pelle. Qualcuna senza problemi di freddo e fame, qualcuna con un sorriso di gioia vera.

Zahara ripensera’ a quel suo paio di scarpette, come si fa con il primo amore, un paio di scarpe che tutto ad un tratto le ha fatto sembrare il mondo diverso, più luminoso, più bello, più vivibile, più raggiungibile….

Nino pensa a Zahara come alla bambina che gli ha cambiato la vita.

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