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L’incubo di Kabul: cancellati i diritti ottenuti dalle donne e povertà ai massimi

La siccità e il conflitto hanno provocato altri 550 mila nuovi sfollati interni, che si sommano ai 4 milioni già senza casa degli anni precedenti. I confini sono chiusi, le banche sono ferme e non circolano soldi. I prezzi per le merci di base sono raddoppiati

di Barbara Schiavulli

«Ti prego aiutami, sai cosa sta succedendo in Afghanistan, per noi è finita. Non esistiamo più. Aiutami perché sono in pericolo, perché non ho più un futuro». Parole come macigni quelle di una giovane giornalista afgana. Le stesse che vengono pronunciate dalle donne e dalle ragazze che in questi ultimi 20 anni hanno studiato, hanno trovato un lavoro, si sono faticosamente emancipate fino a diventare giudici, poliziotte, imprenditrici, politiche, fino a diventare parte di un sistema che, nonostante la guerra, si è manifestato e si è imposto. Oltre il 25% delle donne erano in Parlamento, c’erano centinaia di donne giornaliste, attiviste, pensatrici, artiste. E anche il mondo maschile, rimanendo sempre molto conservatore e tradizionalista, era stato squarciato. Fino al 15 agosto 2021.


La Repubblica afghana non era di sicuro un Paese perfetto con la sua corruzione endemica, i continui attentati, la povertà diffusa, i record sulla produzione della droga, eppure tra gli afghani si era insinuata una sorta di percezione che il cambiamento fosse in corso, almeno per i giovani e le giovani che studiavano e per quelli che vivevano nelle grandi città. Un Paese che vedeva i due terzi del suo budget economico finanziato dai Paesi donatori, a partire dagli Stati Uniti, un Paese che da solo non avrebbe mai potuto farcela. Poi nel febbraio 2020 gli americani e i talebani hanno firmato un accordo di pace a Doha nel Qatar, negoziati dove non viene coinvolto il governo afghano sebbene sia sempre stato sostenuto dagli americani e dai suoi alleati. Dopo 20 anni di guerra, gli Stati Uniti per uscire da un conflitto infinito costato sangue, distruzione e un esborso che ha superato i tre trilioni di dollari, annunciano il ritiro.


Quando un negoziato tra parti in conflitto non coinvolge uno dei protagonisti, come è accaduto con il governo afghano, ne segna la sua condanna a morte. Nel momento in cui gli americani hanno costretto il presidente Ghani ad aprire le prigioni e a rilasciare tutti i leader talebani che erano stati messi in galera negli ultimi due decenni, hanno permesso che la vecchia leadership si riformasse e prendesse il potere. Tutti in Afghanistan sapevano che cosa sarebbe accaduto, molti speravano che i talebani accettassero di entrare nel sistema politico e, invece, il peggior incubo degli afghani si è rivelato: i talebani si sono presi tutto, il Paese si è svuotato di tutti i leader a qualsiasi livello, anche perché rischiavano di essere uccisi, così come di buona parte della società civile che aiutata dalla comunità internazionale ha lasciato il Paese in un’evacuazione di massa senza precedenti nella storia: 150 mila persone evacuate in due settimane.

Chi è uscito si è salvato, chi è rimasto ora vive nascosto e alla mercé degli estremisti islamici. Gli afghani si sono sentiti traditi e abbandonati dagli occidentali. I talebani hanno immediatamente avviato due narrazioni, una moderata con l’Occidente da cui vuole essere riconosciuto e dal quale vuole i soldi (i Paesi donatori hanno congelato 9 miliardi di dollari necessari a gestire uno Stato senza soldi) e un’altra, quella più sincera con la popolazione: niente più scuola per le donne oltre i 12 anni. Il genere femminile è stato annullato, che si tratti del mondo del lavoro o dei manifesti pubblicitari per strada dove gli occhi delle donne sono stati cancellati. La musica è stata vietata così come lo sport femminile. Le ragazze si sono chiuse a casa con i loro telefonini pregando il resto del mondo di aiutarle.

A tutto questo si somma la peggiore crisi economica e umanitaria al mondo, con il 97% della popolazione che nel 2022 sarà al di sotto della soglia della povertà. La siccità e il conflitto hanno provocato altri 550 mila nuovi sfollati interni, che si sommano ai 4 milioni già senza casa degli anni precedenti. I confini sono chiusi, le banche sono ferme e non circolano soldi. I prezzi per le merci di base sono raddoppiati. Per l’Unicef, questo inverno, un milione di bambini sotto i 5 anni rischia di morire di fame, con le temperatura che arriveranno fino a -20, ingestibili per chi vive in tenda. Le medicine stanno finendo e il Covid impera. Per qualcuno almeno ora non si combatte più, ma gli risponde Shukria Barokzai, ex candidata presidenziale che i talebani hanno cercato di uccidere due volte: «La pace non è assenza di guerra, la pace senza diritti è solo un’altra prigione».

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