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Marco, un clown italiano a Bagdad: “Così faccio sorridere i bambini mentre dall’alto piovono missili”…

Rodari, 44 anni, in arte Claun Pimpa, racconta dall’Iraq la sua esperienza: “Dopo l’uccisione di Soleimani il Paese è precipitato nell’incubo. Io provo solo a restituire l’infanzia a chi ne è stato derubato”

di Stefania Parmeggiani

L’ultimo posto al mondo in cui immagini di incontrare un pagliaccio è Bagdad. Cosa ci fa un occidentale con il naso rosso e il cappellino a elica per le strade di un paese in guerra? Perché si ostina a girare con la sua valigia di cartone mentre l’Iran lancia missili contro le basi irachene che ospitano le forze americane? “Regalo un sorriso ai bambini”, risponde lui con voce tranquilla.

Sono almeno dieci anni che Marco Rodari – 44 anni, in arte il Claun Pimpa – risponde con disarmante semplicità a quanti lo interrogano sui suoi viaggi in Medio Oriente: palazzi distrutti, macerie, posti di blocco, attentati terroristici, missili, bambini abbandonati, feriti nel fisico e nella psiche, traumatizzati dalla guerra e dalla violenza… Per cinque, sei mesi l’anno, la sua vita è questo. A Gaza nel 2014 é stato uno dei pochi testimoni diretti dell’operazione Margine Protettivo, lanciata da Israele per diminuire la capacità militare di Hamas, in Siria ha incontrato bambini che non avevano mai conosciuto nient’altro che la guerra, in Iraq ha vissuto la terribile avanzata dell’Isis.

Questa volta pensavo che il mio viaggio sarebbe stato tranquillo, per quanto si possa definire tranquillo un paese continuamente minacciato dagli attentati terroristici. Ed ero persino felice perché grazie a due organizzazioni non governative, Un ponte per e Intersos, ero riuscito ad andare nel Nord del paese, nelle zone liberate dall’Isis”. Il Pimpa ha raggiunto Mosul per incontrare i bambini cresciuti con Daesh. “Stiamo parlando di piccoli che hanno visto solo violenza e repressione per tre anni, feriti nel fisico e nella psiche. – racconta al telefono di ritorno nella capitale, ospite dei missionari della Famiglia religiosa del Verbo incarnato – Quando si sono radunati attorno a me, quando lo spettacolo è iniziato e per un momento anche loro, come tutti i bambini del mondo, si sono abbandonati alla meraviglia… Bè quel momento è stato magia pura”.

Qualche giorno dopo il suo ritorno a Baghdad lo scenario è cambiato: l’uccisione di Soleimani e la vendetta iraniana hanno precipitato l’Iraq in un nuovo incubo, appena alleggerito nelle ultime ore dalle parole di Trump e del ministro degli esteri Javad Zarif. “Di questo preferirei non parlare: se fossi un esperto di geopolitica lo farei, ma sono solo un pagliaccio che ha incontrato la guerra e ha deciso di restituire un pezzetto di infanzia a chi ne è stato derubato”. Prima che la sua vita si trasformasse in un lungo viaggio sulle strade del Medioriente, Rodari indossava il naso rosso per gli amici della parrocchia, i compagni di classe, i ragazzini di Leggiuno, il suo piccolo paese in provincia di Varese.

Poi ci sono stati gli ospedali, la clown terapia e infine Gaza. “Non sono stato io a cercare la guerra, ma la guerra a incontrarmi”. Da quel momento il suo impegno è triplicato: viaggi sempre più frequenti e lunghi, la nascita di una associazione – “Per Far Sorridere il Cielo” – che ha l’obiettivo di prendersi cura di bambini che hanno subito traumi fisici e psichici in conseguenza di una guerra vissuta o che stanno ancora vivendo. Tra le attività, spettacoli in ospedale, creazione di scuole di magia e laboratori per i piccoli, sostegno alimentare e medico alle famiglie bisognose, scuole di clown per operatori adulti nei luoghi più difficili del pianeta.

Non so fino a quando resterò a Bagdad. Di solito se le cose si mettono male io non me ne vado, resto. Vedrò giorno per giorno, non sono un eroe ma sono convinto che un bimbo a cui hai regalato la meraviglia, sarà portatore sano di pace.”

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