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“Meglio morire in mare che in un lager libico”…

Migranti torturati nei lager libici

In Libia, circa 5.000 richiedenti asilo sono ancora detenuti per un tempo indefinito nei 10 principali centri di detenzione ufficiali/ lager.

(Questo post è a cura di Jérome Tubiana, capo progetto di MSF in Libia. Ricercatore e giornalista, ha coperto conflitti in Ciad e Sudan per più di 20 anni, oltre a essere autore di “Guantanamo Kid: La vera storia di Mohammed El-Gharani”).

L’odore delle feci diventa sempre più forte mentre ci avviciniamo all’entrata dell’edificio principale del centro di detenzione di Dhar-el-Jebel, circa 150 chilometri a sud-ovest di Tripoli tra i monti del Nefusa. È un problema di acque reflue, ci spiega il direttore del centro scusandosi.

Apre la porta in metallo di un magazzino in cemento dove vivono circa 500 persone in detenzione, quasi tutte provenienti dall’Eritrea. I richiedenti asilo sono distesi su materassi grigi sparsi sul pavimento. Alla fine di un corridoio lasciato libero, gli uomini sono in fila per urinare in uno degli 11 secchi.

Nessuno in questa stanza – mi racconta un detenuto durante la mia prima visita nel maggio 2019 – ha visto la luce del sole dal settembre 2018, quando circa 1.000 migranti sono stati trasferiti qui da un altro centro di detenzione per essere al sicuro dai combattimenti in corso a Tripoli. Zintan, la città più vicina, è lontana dalle violenze tra le milizie, ma anche dagli occhi delle agenzie internazionali. I migranti dicono di essere stati dimenticati.

Video:https://www.youtube.com/watch?v=9wqcVJYdyQw&feature=emb_logo

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