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Messico, la faccia triste dell’America. Nel Ciapas ucciso volontario italiano

Michele Colosio, volontario italiano, l’ultima vittima, degli 80mila assassinati negli ultimi tre anni. Prima di lui, ben 68 difensori dei diritti umani e 43 giornalisti sono stati assassinati. Tra violenza, pandemia, Andrés Manuel López Obrador, presidente populista di sinistra in difficoltà, che sul Covid ha sostenuto una linea riduttiva seminegazionista.

Storie di confine
A San Cristóbal de Las Casas, nel Ciapas, Michele Colosio è stato ucciso con quattro colpi di pistola da un uomo in motocicletta mentre tornava da una festa per la vittoria azzurra agli Europei.
«Aveva 42 anni, era nato a Borgosatollo, aveva lavorato nell’ospedale di Brescia come tecnico di radiologia, da dieci anni stava nel Chiapas. Allevava animali da cortile in un piccolo podere e progettava interventi per l’istruzione di bambini poveri», la biografia fatta da Maurizio Stefanini sul Foglio.
Povertà e impunità diffuse
«La povertà diffusa e l’impunità hanno trasformato questa bella città in un inferno», ha scritto su Facebook la «Casa de Salud Comunitaria Yi’bel ik’ Raíz del Viento, la comunità di lotta, guarigione e apprendimento nel quartiere di Cuxtitali», in cui Michele Colosio lavorava.
«È morto dopo un assalto, uno dei tanti che ogni giorno si danno nel villaggio magico di San Cristoforo, una città già alla mercé di tanti gruppi armati (criminalità comune, crimine organizzato, narcos, gruppi di choc e paramilitari, sicari in uniforme) che agiscono grazie alla vista grassa di tutti i governi e alla corruzione di tutti i corpi di polizia», denuncia la comunità.
«Il marciume istituzionale, la povertà diffusa e l’impunità hanno trasformato questa bella città in un inferno più delle migliaia di questo paese addolorato. Lo denunciamo da anni e resistiamo, non ci fermiamo».

La violenza diffusa
Per Michele è stata organizzata una fiaccolata in bicicletta al grido di: «Basta de violencia. Si raccomanda anche “di usare le mascherine e di mantenere il distanziamento». Sottolineatura polemica verso il governo di Andrés Manuel López Obrador, presidente populista di sinistra dopo tanta destra al potere, ma che sul Covid –segnala ancora Stefanini- ha avuto una linea seminegazionista, anche se per fortuna non alla Trump o alla Bolsonaro. Come sfida di potere, in alcune zone del Messico sono stati i narcos a imporre il lockdown.

Violenza diffusa come sfida allo Stato
Mercoledì scorso un gruppo armato che se è autodefinito «Los Ciriles», da Cirillo, sparatore di un famoso cartone animato ispanico, si era messo a sparare su tutti coloro che passavano per la strada da Pantelhó a San Cristóbal de las Casas.
Pantelhó persone armate erano entrate in varie case sequestrando alcuni abitanti. Il giorno dopo elementi delle forze dell’ordine intervenuti a ristabilire l’ordine erano stati accolti a fucilate.
Mercoledì scorso uomini armati avevano sparato contro due veicoli nel capoluogo Tuxtla Gutiérrez, facendo altri quattro morti.
Due giorni prima un catechista era stato freddato a colpi alla testa in un mercato de Simojovel, Altos de Chiapas, di fronte al figlio.

Chiapas purtroppo non è un’isola
«Non è che il Chiapas sia un’isola di violenza nel contesto messicano. Ben 68 difensori dei diritti umani e 43 giornalisti sono stati assassinati da quando López Obrador si è insediato alla presidenza, il primo dicembre 2018». I numeri sono del ministero dell’Interno, secondo cui sarebbero 1.478 gli attivisti dei diritti umani e giornalisti sotto protezione. Il presidente ha parlato di ‘propaganda ostile’, ma gli 80 mila omicidi dall’inizio del suo mandato testimoniano della difficilissima partita il corso.

La neo Guardia Nazionale
La Guardia Nazionale, creata nel 2019, schiarata inizialmente a 45 000 militari era la forza di attacco dello Strato. La diversificazione e la frammentazione dei gruppi criminali in un contesto di corruzione permeata nelle istituzioni locali, nel primo anno di attività e di sfida con l’antistato, diventa il più violento degli ultimi decenni, sottolinea il Foglio.

Lotta alla corruzione e all’impunità
Lotta alla corruzione e all’impunità, autonomia costituzionale dell’Ufficio del procuratore generale della Repubblica e attività seria della locale Guardia di finanza. Un inizio che ha permesso l’arresto e l’avvio di processi per corruzione di esponenti del passati governi come l’ex Segretario dello Sviluppo sociale nel precedente governo, Rosario Robles, l’ex direttore generale della Pemex Emilio Lozoya Austin e il Segretario della Corte suprema Eduardo Medina Mora. Poi sequestro o blocco di beni valutati in miliardi di pesos legati ad atti di criminalità organizzata o corruzione.

REMOCONTRO

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